Ti sfido, prendi il mic 🥊
I match politici 1 vs tutti stanno diventando un format parecchio popolare
Ecciao!
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E ora, partiamo!
Stanza di un capannone abbandonato
20 persone sedute a cerchio
Al centro, un tavolo con un contatore come quelli delle partite a scacchi
Da una parte del tavolo, un 19enne di sinistra di nome Dean
Dall’altra, a sedersi a turno davanti a lui, 20 trumpiani
Il video dura 100 minuti ed è un incontro di «boxe politica», fatto di argomentazioni e controargomentazioni, in cui Dean discute coi suoi avversari di aborto, Diversity e capacità di Kamala Harris
🥊 I match politici 1 vs tutti
Titolo chiarissimo: «1 adolescente woke può sopravvivere a 20 trumpiani?»
Views, 11 milioni in meno di un mese
E il simbolo di un format sempre più in ascesa: i match politici 1 vs tutti
I match politici 1 vs tutti sono un misto tra Cartabianca e Battle Royale, tra un’agorà e un incontro di boxe, un format che sta tutto nel titolo: un protagonista, dem o repubblicano, che sfida verbalmente persone politicamente lontane da lui
🎙️ I king
I king del genere sono principalmente repubblicani.
C’è Charlie Kirk, 2 mln di iscritti, opinion leader conservatore che si piazza con un banchetto fuori dai campus americani e «distrugge» le opinioni spesso poco informate dei ragazzi cosiddetti «woke».
C’è Ben Shapiro, 7 mln di iscritti, intellettuale conservatore che è riuscito a costruire un culto sulla sua capacità (e velocità) di argomentazione. Uno dei suoi format più popolari è quello in cui sta dietro un palco a rispondere alle domande dei contestatori di sinistra.
E c’è Steven Crowder, 5 mln, ha ideato un format diventato un meme. Si piazza con un banchetto all’ingresso dei campus, sul quale appende uno statement, e invita le persone a sedersi e fargli cambiare idea. «Il privilegio maschile è un mito, fammi cambiare idea». «La cultura dello stupro non esiste, fammi cambiare idea». Il suo video più visto è «Esistono solo 2 generi, fammi cambiare idea», 46 milioni di views
Tra i creator di sinistra, Vox cita invece lo stesso Dean Withers, TikToker da 1 mln di iscritti, lo youtuber Destiny (800 mila) e lo streamer Hasan Piker (1,4 mln), che hanno guadagnato visibilità e clic grazie alla loro voglia di discutere con i conservatori.
Ai creator si sono aggiunti poi i media digitali. Il New York Post ha prodotto il format Face Your Hater, Vice ha creato Debate e il canale YouTube Only Human la serie Eating With the Enemy.
🤬 Un format vecchio ma attualizzato
I dibattiti polarizzati non sono certo una novità di Youtube, ma come racconta Vox in un bellissimo approfondimento hanno subito un’impennata negli ultimi anni.
Da una parte a causa dell’avvento di Trump e del suo impatto sulla qualità del dibattito in Usa, diventato sempre più competitivo, teatrale e polarizzato.
Dall’altra a causa della spinta propulsiva da parte di alcuni liberali e moderati di voler «parlare con l’altra parte».
😱 Funzionano?
Il risultato è stato piuttosto esiguo.
«Quello che dovrebbe essere uno scambio di opinioni e argomentazioni è diventato lo sport sanguinario perfetto per un certo tipo di "opinion leader" più interessati a vincere che a confrontarsi. Per questo i dibattiti sono un avamposto di disinformazione, teorie cospirazioniste e atteggiamenti tossici che inquinano la discussione politica»
Gran parte dei video non sono concepiti come tentativi di trovare un terreno comune tra i due litiganti, quanto più un match da cui far uscire un vincitore che ha «distrutto» l’altro.
Il dialogo lascia il posto all’umiliazione, il confronto alla competizione.
Il giornalista Max Read nota come il confine tra «costruzione di un movimento e autopromozione» sia molto labile. «Per personalità come Kirk, Ben Shapiro e Jordan Peterson, questi video sono diventati uno strumento di marketing micidiale per dimostrare la loro autorevolezza e raccontarsi come persone capaci di superare per astuzia i loro avversari».
🗣️ Nella vita reale non discutiamo così
Eppure, continua Vox, per quanto divertenti, gli incontri di pugilato politico non riflettono il modo in cui noi ci confrontiamo nella realtà. Uno studio pubblicato su Nature quest’anno ha scoperto come i dibattiti politici social diano l’impressione di un clima molto più diviso di quanto non sia nella realtà.
«La ricerca ha scoperto che gli americani sono più propensi a discutere di argomenti politici con persone che conoscono e di cui si fidano, come familiari e amici, che con estranei su Internet, e spesso escono da queste interazioni con sentimenti positivi».
Erica Bailey, professoressa a Berkeley e coautrice dello studio, afferma che questi intensi dibattiti «non accadono quasi mai nella vita reale».
Appena la metà degli americani nel 2023 ha discusso di argomenti come vaccini, diritti riproduttivi e polizia.
✌️ Conclusione
E insomma, questi format hanno successo perché ci porta sollievo guardare una persona esperta (o che afferma di esserlo) esprimere con sicurezza le sue opinioni.
Perché gli statement da cui partono i dibattiti ci provocano una risposta emotiva fortissima, che si parli di aborto, DEI o razzismo.
Ma, conclude Vox, possiamo continuare a guardarli sapendo una confortante verità: il livello di antagonismo contenuto in essi è attraente mediaticamente, ma non reale.
«Gli esseri umani sono tipicamente predisposti alla coesione sociale. Alla fine, non vogliamo davvero combattere; vogliamo appartenere».
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Molto bella grazie
molto interessante, non conoscevo questi format politici, penso che la nuova onda di Muschio Selvaggio con i suoi dibattitini stia cercando di importare questo linguaggio in Italia