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Ecciao! Io sono a casa con la febbre, porc…
Per chi si è appassionato alla vicenda, continuo a trattare l’affaire Instagram in un articolo su GQ, bella sinergia tra questa newsletter e il magazine che si sta facendo sempre più figo (sto valutando sinergie simili con altre testate nazionali per far crescere la newsletter, perciò se avete idee scrivetemi in mail 📧)
Ultima puntata prima della pausa estiva.
Anyway, poi dal 18 al 28 sarò in California, dove vorrei fare qualche servizio per voi da lì (Casey Newton, do you hear me?). Come al solito, se avete dritte su SF o LA scrivetemi pure.
E ora partiamo con qualche consiglio di lettura per le vostre vacanze!
Woke, inc., di Vivek Ramaswamy
Perché leggerlo: perché è il libro che spiega meglio i pericoli e alcune storture del brand activism.
Parte più figa: la storia della statua della Fearless girl di Wall Street, un’operazione di washing raffinata in cui siamo cascati tutti.
Deep Work, Cal Newport
Perché leggerlo: perché siamo quasi tutti frammentati e distratti, tra social e notifiche mail. Questo libro è una pausa estiva per apprezzare il valore delle sessioni dai tempi lunghi.
Parte più figa: quando - nel mezzo della lettura - guardi il cellulare con un certo schifo e ti convinci a non sbloccarlo per i prossimi 25 minuti.
Sociability, di Francesco Oggiano
Perché leggerlo: beh, non potevo non metterlo. Come dice il sottotitolo, leggetelo se volete capire «come i social stanno cambiando il nostro modo di informarci e fare attivismo».
Parte più figa: il mio capitolo preferito è il 4°, quello sull’indignazione social, che parte dal capro espiatorio usato nell’antichità e arriva alle polemiche Instagram.
Io sono il potere, di Giuseppe Salvaggiulo
Perché leggerlo: un ex capo di gabinetto racconta tutti i retroscena dei palazzi del potere. Utilissimo in vista della campagna elettorale.
Parte più figa: quando racconta il potere attraverso gli abiti dei parlamentari. I 5Stelle avevano «cravatte di bassissima fattura» 😂
Mercanti di verità, di Jill Abramson
Perché leggerlo: l’ex direttrice del NyTimes racconta come 4 redazioni sono cambiate con l’avvento di internet.
Parte più figa: i racconti dentro la redazione di Vice, tra feste pazzesche, sbornie e accuse di comportamenti non proprio appropriati.
Miami Blues, di Charles Willerford
Perché leggerlo: perché è un noir come si deve, che vi catapulta in un motel di Miami. C’ho letto tutta la trilogia.
Parte più figa: il personaggio del detective Hoke Moseley.
Cancel culture, di Alan Dershowitz
Perché leggerlo: perché fa capire con lucidità giuridica quale schifezza inumana sia la Cancel culture.
Parte più figa: quando racconta alcune derive compiute in nome del #Metoo.
Oltre il fiume, di J. R. Moehringer
Perché leggerlo: per capire come si scrive un reportage da Pulitzer. Lui è il mio giornalista-autore preferito, quello di Open di Agassi e de Il bar delle grandi speranze.
Parte più figa: tutta la scrittura e i suoi dettagli.
The Metaverse, di Matthew Ball
Perché leggerlo: perché lui è uno dei primi ad aver parlato di Metaverso e quello che l’ha definito meglio.
Parte più figa: ve lo dirò appena lo concludo.
Trick Mirror, di Jia Tolentino
Perché leggerlo: per capire come si scrive un bel saggio giornalistico.
Parte più figa: il primo capitolo, in cui racconta come i social abbiano cambiato il nostro modo di fare attivismo. Da pelle d’oca.
La brevità della vita, di Seneca
Perché leggerlo: l’ho riletto la scorsa settimana dopo anni. Più sei grande più ti sembra un capolavoro, un aforisma continuo che ti invita a rallentare e godere il presente in questa affannata ricerca della produttività.
Parte più figa: l’ultima pagina. Feroce.
🙌 Pezzi belli belli
🎤 Per me uno dei 3 video più belli della storia di Vox: la spiegazione del rap.
😫 Sempre bello sapere le emoji che usiamo di più.
💔 Avete il cuore spezzato? Ecco come uscirne con l’aiuto della scienza.
💁♀️ Ma leggiamo NiemanLab che cerca di fare a pezzi Forbes.
🚙 Il Guardian ha passato una notte con gli eco-attivisti che sgonfiano le gomme dei Suv (questi per me col cavolo che sono «attivisti», ci tenevo a dirlo con faccia polemica)
✍️ E così vuoi essere uno scrittore? «Allora non scrivere, per il momento. Guardati attorno».
⚒ Tools & How-to
47 consigli per diventare imprenditore. «You don’t define your personal brand — your work does».
Torna uno dei siti più inutili ma divertenti del web: tu indichi un punto dello schermo col mouse, lui ti trova una foto in cui qualcuno stava veramente indicando quel punto.
Diamoci ‘na botta di arte, dipingendo con la musica.
Carrd non è male per fare siti temporanei al volo.
Costa un po’, ma Padlet è un app per la produttività parecchio originale.
Massì, impariamo 9 cose da non fare quando scriviamo. Tipo mettere più di una Call to action per pagina.
💵 Work
Ikea cerca un Seo specialist.
Edizioni ambiente un Collaboratore marketing.
Dolce & Gabbana un Copywriter.
BerBrand vuole un Editor.
Fever un Writer.
Giorgio Armani un Event specialist.
Pirelli è alla ricerca di un Social media manager.
Che dire, condividete questa puntata così mi aiutate a crescere.
Intanto fate buone vacanze!
Ci rivediamo a fine agosto dalla California!