13 cose che ho capito facendo un videopodcast
Tenere-le-mani-a-posto. E non-parlare-sopra-agli-altri
E buongiorno! Partiamo con 4 belle notizie.
👉 Farò un Master in Giornalismo a New York! Sono contentissimo: la scuola è la Craig Newmark School of Journalism, saremo in 20 (tutto in inglese, no ironie…) e imparerò un po’ di più sugli ultimi business model dell’informazione. Starò i primi 10 giorni di luglio, Manhattan. Se avete dritte per dormire lì scrivetemi perché sto cercando!
👉 Da oggi proviamo una nuova rubrica: 💡 Cool Creators. Ogni settimana condividerò il profilo di un creator e il motivo per cui mi ha colpito. Così, de botto senza senso. Fatemi sapere se vi piace.
📆 Venerdì 10 alle 18.30 parliamo di Sociability a BookPride Milano.
📆 giovedì 16 alle 18.30 parliamo di digital journalism sempre a Milano (numero limitato, ci si registra qui)
E ora, partiamo con una puntata speciale!
Siamo arrivati alla quarta puntata di Show Off, il videopodcast in co-produzione Will-Sky in cui io e Giulia Valentina chiacchieriamo con alcuni personaggi per capire come sta cambiando il mondo Media and Entertainment.
L’ultima puntata ve la consiglio più di altre: Come si fanno i podcast, con Pablo Trincia. Abbiamo registrato molte altre puntate, e un po’ di cose le ho capite.
Perciò eccone alcune.
📲 1. Invitare gli ospiti è come messaggiare su Tinder.
Lo avevo sperimentato già come autore di One More Time. Quando provi a contattare i potenziali ospiti alla prima stagione devi lanciarti in mirabolanti descrizioni di qualcosa che non esiste: il titolo, il concept, il format, ecc. Personalmente mi faccio sempre uno script da ripetere all’infinito ai potenziali ospiti, con qualche buon gancio che li incuriosisca.
👻 2. Mai farsi ghostare
Alcuni dicono no, altri sì, e va bene così. L’unica risposta che non posso contemplare è la non risposta: continuo a tornare e tornare e tornare. Ché il ghosting va bene su Tinder, mica coi giornalisti (a questo giro mi ha ghostato solo il manager di un talent. Ma mi rifarò sotto scavalcandolo ;)
✍️ 3. È una conversazione, ma serve uno script
Lo compilo in un banale Google Doc. Bio dell’ospite scritta in ordine cronologico; struttura con i vari passaggi chiave della sua vita; qualche appunto su dichiarazioni passate; dati di scenario; riflessioni terze sul tema che trattiamo. E passa la paura.
🛏 4. Lo studio deve essere come un’estensione di casa
La ricetta per il migliore studio ce l’ha data Pablo Trincia. «Lo studio di un videpodcast deve essere l’estensione della mia casa». Come una stanza in più che si apre nella casa mia e di tutti i telespettatori: semplice e riconoscibilissima. Joe Rogan insegna con le sue stupende tende e il suo tavolo in legno.
Per Show Off inizialmente volevo ricreare una stanzetta immersa negli anni 80: luci viola, insegne al neon, poster di Ritorno al futuro, walkman, vhs (ho scoperto bellissimi posti a Milano che noleggiano tutti questi oggettini di scena). Dalla regia mi hanno detto che era un po’ troppo: abbiamo virato per un ambiente più minimal e industriale, ma che richiamasse sempre gli anni 80.
🎬 5. Il ciak migliore è quello che non si sente
Nelle prime puntate è capitato spesso: ospite che entra nello studio, inizia a scherzare e a raccontarci una serie di aneddoti fantastici mentre si sistema il microfono e rigira le maniche della camicia. Poi la produzione giustamente ci interrompe, chiama il ciak, prova le camere, setta gli audio, la magia si perde, l’ospite si irrigidisce.
Dopo la terza puntata abbiamo cambiato semplicemente l’ordine: prima il ciak, i settaggi tecnici in corsa, infine io, Giulia e l’ospite entriamo in studio e ci accomodiamo, con le camere che girano già da un pezzo. L’inizio di puntata migliore è quello in cui non si sente l’inizio.
🛣 6. Immagina la conversazione come una strada sterrata
In teoria una conversazione figa è forse un equilibrio tra improvvisazione e struttura.
Come una strada da un punto A a un punto B, che proprio perché è una strada più o meno impostata, t permette di fare deviazioni a destra e sinistra (quando trovi una storia che vale la pena approfondire).
In pratica la cosa più difficile ovviamente è ritornare sul sentiero principale e tenere il punto.
🎙 7. Non-parlare-sopra-agli-altri
Quando lo fai ti sembra carino. Quando lo riascolti, magari per fare i tagli, ti maledici.
Ho notato che Joe Rogan, quando vuole trattenersi dall’interrompere qualcuno, fa sempre un paio di grandi respiri per ingannare l’attesa mentre l’altro finisce.
🤦 8. E-tieni-le-mani-a-posto
Le mie ri-sistemavano il microfono, ri-sfogliavano appunti, ri-acciuffavano la penna (che dalla terza puntata in poi la produzione mi ha saggiamente confiscato). Per le prossime volte cercherò di procurarmi un unico oggetto a cui appigliarmi.
🙅♂️ 9. La cosa più difficile sono i raccordi
È un videopodcast, ma non è detto che tutti lo guardino in video. Per questo come host devo accompagnare di più la narrazione, facendo tutti i raccordi per un pubblico che non sta guardando. Devo ricordarmi di introdurre chi sta parlando, sottolineare quasi alla nausea alcuni concetti, raccontare gli eventuali gesti o smorfie che qualcuno fa durante la narrazione, ecc. ecc.
📑 10. Per il primo editing è ok Google Doc
Finita la registrazione, faccio un primo editing testuale. Il metodo è semplice:
mi faccio mandare la stesa
la metto in un Google Doc
ascolto la puntata con il doc aperto e sottolineo le parti da tagliare e quelle da tenere.
Il primo taglio è più grossolano, basato più sui blocchi concettuali. Dopo il primo, rivedo la puntata tagliata questa volta in formato video. Scelgo eventuali blocchi da invertire, l’attacco, altre rifiniture e così via.
🤷♀️ 11. Devi sacrificare qualcosa
Durante l’editing ci sono momenti in cui devi sacrificare l’uno o l’altro.
Esempio: un ospite fa un monologo su come costruisce un suo video. Mima i gesti, sistema il telefono, sposta oggetti. Un contenuto bellissimo in video, inutile in audio. Lì ovviamente l’ideale è avere due output, ma spesso ci si ritrova a dover scegliere: sacrifico l’audio o il video?
✂️ 12. Il rapporto parlato-pubblicato è 3 a 1
In media ogni 3 minuti parlati, 1 finisce in puntata. Le conversazioni generalmente durano 1 ora e mezza, le puntate 30 minuti. Per il futuro confido di aumentare la durata delle puntate. In fondo Joe Rogan fa puntate da 3 ore, Muschio Selvaggio di 1 ora. Sono long form e a guidare è sempre il contenuto.
❤️ 13. La sensazione più bella è questa qua
Quando ti stai preparando le verdure (grazie Pablo per il consiglio di ascoltare podcast mentre si cucina, perché così sto imparando a cucinare) e vedi la puntata che fila e la conversazione che va.
E ti ritrovi in studio con l’ospite che sta parlando senza sentirsi giudicato o interrotto e ti insegna qualcosa e la insegna a chi lo ascolterà e facendolo si sta divertendo pure. E quella è la cosa più bella del fare un videopodcast.
💡 Cool Creators
Chi è 👉 Franchino Er Criminale, vero nome Alessandro Bologna, ex allenatore di boxe.
Che numeri ha 👉 300k Youtube, 182k TikTok, 142k Ig
Che cosa fa 👉 Recensisce cibo di strada. Insegna un sacco di cose e si ingozza come pochi, tanto da essere diventato un meme vivente su TikTok (video perfetti per binge watching in fame chimica).
Mi ha colpito perché 👉 Fa parte di quella scena romana di creators di quartiere che negli ultimi mesi sta facendo faville grazie anche a delle sinergie che a Milano ancora non si vedono (Cicalone, Arte Povera, Mattia Faraoni, ecc.).
🙌 Pezzi belli belli
✍️ Yep, Wordle nasce da una storia d’amore.
💻 E sì, i giornalisti aumenteranno su TikTok.
✨ Come mostro l’enormità dello Spazio? Con un sito fantastico come questo.
🤐 Alzi la mano chi non sopporta il rumore della masticazione.
⚒ Tools & How-to
Clickup è un’ottima app per il proprio management.
Ma prendiamo appunti facendo schizzi.
«Qual è il tuo più bel ricordo d’infanzia?». 90 tracce per sbloccarvi e iniziare a scrivere quel maledetto diario.
Voi caricate l’immagine. Lui vi restituisce la palette di colori.
💵 Work
Life&People cerca un Giornalista.
Deloitte un Copywriter.
Freeda un Community manager.
Next14 vuole un Junior media planner.
Wearesocial un Writer.
Daje,
torno a lavorare e ci sentiamo giovedì.
Ormai è il momento di Franchino 🙂
Nooo! Il ghosting non va bene neanche su Tinder. Non va bene proprio nella vita 🥲