Che cosa c.. sta succedendo?
Facciamo ordine, è la fine di internet come l'abbiamo conosciuta finora?
Ciao! Io sono Francesco Oggiano e questa è Digital Journalism, la newsletter di quelli che non dicono «Ciao come stai?» e poi iniziano a parlare senza sentire la risposta dell’altro.
Allora non so voi, ma a me sembra di essere nel mezzo di uno dei maggiori terremoti del mondo tech degli ultimi 20 anni. Perciò, un po’ per fare ordine con me stesso, vorrei provare a raccogliere quello che sappiamo finora. Cominciamo!
1) Facebook ha perso il 40% del valore e si vuole snellire
Ha licenziato 11mila dei suoi 87mila dipendenti. I motivi: il crollo degli investimenti pubblicitari, l’inflazione, la scommessa ancora lontana del Metaverso (bruciati 9 mld $ in un anno), i concorrenti (TikToktac…). In tre parole: previsioni troppo ottimistiche fatte negli scorsi anni, quando in pieno boom digitale della pandemia nessuno pensava che saremmo tornati alle dinamiche pre-pandemiche.
2) Twitter sta bruciando 4 mln $ al giorno
Il buon Musk, a cui manca solo di entrare in ufficio col lanciafiamme e bruciare i dipendenti a caso, ne ha licenziati 3.700. Brucia 4 mln al giorno e ha chiuso appena 2 bilanci in positivo negli ultimi 10 anni. Non ha fatto breccia con l’idea della spunta blu. E soprattutto sta vedendo un sacco di brand ritirare o sospendere gli investimenti pubblicitari (General Motors, Pfizer, L’Oréal), che da soli compongono il 90% del fatturato dell’intera società.
Per capire quant’è grave la situa, fate caso alla prima parola del sondaggio lanciato da Buzzfeed: «Quando chiuderà Twitter?».
3) Amazon ha licenziato 10 mila dipendenti
E sì, caro Bezos. Per quanto tu abbia fatto il brillante dando negli stessi giorni l’annuncio che donerai i tuoi fantastiliardi per l’ambiente, non ci è sfuggito che stai facendo il tuo primo grande licenziamento di massa, che hai presentato una trimestrale con i conti inferiori alle aspettative e hai rivisto i risultati al ribasso per la fine dell’anno.
4) I lavoratori tech lasciati a casa sono 121 mila
Tra gli altri, Uber 6.700, Peloton 2.800, Groupon 2.800.
Secondo il Financial Times è in atto la più grande redistribuzione di talenti della storia recente dell’industria.
«Al netto dei licenziamenti infatti, il numero di persone impiegate nel settore tecnologico è aumentato di 194 mila unità nel 2022 solo negli Usa». Semplicemente, questi talenti stanno facendo la transumanza dalle Big tech alle società di altri settori (Fintech su tutti).
5) Potrebbe scagliarsi la tempesta perfetta sui giornali
Se vedete il grafico sopra, nella striscia grigia verticale si vede il calo di pubblicità nei giornali durante la Great recession del 2008. Dopo una piccola risalita, si rivede un nuovo calo, che si accentua nel 2020. Secondo alcuni esperti intervistati da Axios, la recessione che ci aspetta potrebbe dare il colpo definitivo ai giornali locali americani.
«In una recessione i primi investimenti a essere ritirati sono quelli pubblicitari. Ma anche gli abbonamenti ai media subiscono fortissimi scossoni».
6) In Italia la pubblicità calerà del -1%
Secondo il Centro Studi UNA e Una Media Hub, in Italia il 2022 si chiuderà con investimenti media in calo dello -0,3% rispetto al 2021 (il digital però è salito del 2,3%). Per il 2023 - anno dispari senza Mondiali né Olimpiadi - la previsione è di un calo degli investimenti del -1%.
7) Crescono piccoli spazi, ma per ora rimangono piccoli
Sì, Mastodon, Geneva, BeReal, Discord. Ma per adesso i numeri sono incomparabili rispetto ai big 👇
8) Sta finendo un ciclo
Per Vanity Fair ho scritto un articolo sulla «Perdita di consenso dei tecno-feudatari». Cito quel grande di Brian Morrissey, secondo cui
il primo ciclo di espansione delle Big Tech – quello del web 2.0 e dei social media – è alla sua fase finale. Ma ancora non sappiamo quale sarà il protagonista del secondo: il Web3, l’Intelligenza artificiale, il Metaverso.
9) I tecno-feudatari non li idolatreremo più come prima
Ma qualunque esso sia, il nuovo ciclo avrà una differenza sostanziale rispetto al passato: la fine dell’ammirazione acritica nei confronti dei suoi protagonisti. Nei primi 20 anni del Millennio, i Tecno-feudatari sono stati visti come agenti del progresso, creatori di «strumenti che avrebbero fornito alle persone nuove connessioni, accesso alle informazioni e quindi più potere». Adesso, non più.
Le Big Tech hanno perso parte della loro credibilità, «sono e saranno sempre di più sotto lo scrutinio dei legislatori, delle authority, dei giornalisti e forse anche delle persone comuni, sempre più insofferenti davanti a pochi uomini che possiedono tanto potere». I «ragazzi» ci hanno fatto sognare e ci hanno fatto crescere. Ma adesso, forse, stiamo iniziando a capire che sono cresciuti anche loro.
🙌 Pezzi belli belli
🥲 Idea geniale di un’associazione per il benessere mentale: gli ultimi video delle persone suicide.
📰 Ah, quando le newsletter erano stampate
🥰 Che carina la storia della «Buona Maria», la donna che avvelenò 65 persone.
💰L’Economist ha pubblicato i 10 trend del 2023. Brutte notizie lato money, amici miei.
⚒ Tools & How-to
Ma che figata è farci il nostro vinile con la nostra playlist personale?!
App fighissima per fare musica senza saper fare musica.
Paura da causa di copyright? Guida per come scegliere e usare il materiale per il vostro podcast.
Ma lavoriamoci costruendoci il nostro rumore di fondo.
💵 Work
Insurance cerca un Giornalista.
Alanews un Giornalista video.
Prada un Copywriter.
Fever pure.
Geopop vuole un Autore.
Ed è tutto. Ci sentiamo la prossima settimana!