E buongiorno!
Oggi puntata dedicata a un tema parecchio delicato e realizzata assieme a Serenis, startup che offre percorsi di psicoterapia online.
Parliamo di una cosa di cui si parla poco: quella cosa che senti quando al mattino controlli le mail prima di lavarti i denti; quando al lavoro fissi lo schermo in attesa di una risposta; quando finisci la giornata col libro sul comodino e il cellulare ancora in mano, senza un pensiero eppure con tantissimi.
C’è che siamo entusiasti ma a volte stanchi. Presenti ma a volte ansiosi di essere assenti. Veniamo da due anni difficili, ce ne aspettano altri duri, tra recessione, licenziamenti e reinvenzioni di noi stessi. Il rischio che quella cosa ci venga a trovare è sempre più alto.
Perciò, in occasione della Giornata della salute mentale del 10 ottobre ho parlato con una psicoterapeuta di Serenis, che è una startup e centro medico autorizzato che offre percorsi di psicoterapia online.
L’ho spremuta per capire un po’ di cose sui problemi psicologici che possono colpire i lavoratori digitali. Ecco che cosa ho capito di questa cosa e qualche consiglio che cerco di darmi.
📲 1. Quattro lavoratori su 10 non stanno bene. Secondo un megareport di Microsoft, il 41% sta pensando di lasciare il proprio lavoro (percentuale che sale al 54% per la GenZ). Secondo lo State of the global workplace 2022 di Gallup, il 33% è frustrato e trova il suo lavoro tutt’altro che «meaningful».
🇮🇹 2. Noi italiani siamo al 5° posto per stress. Tra i lavoratori mondiali, il 44% dice di aver subito un episodio di stress il giorno prima. Tra quelli italiani, il 49%. Quelli che stanno peggio sono i greci; quelli che stanno meglio, i danesi.
👨💻 3. Noi lavoratori digitali siamo i messi peggio. Perché gli strumenti che usiamo per il lavoro (pc e cellulare) sono gli stessi che usiamo per le relazioni. E fatichiamo a disconnetterci da essi: «È come muoversi all’interno di un vortice, in uno stato continuo di attesa-allerta», mi spiega Maria Vallillo, psicoterapeuta di Serenis che segue diversi lavoratori che hanno sofferto di burnout digitale.
👋 4. Il «Quiet quitting» è una cosa seria.
È la versione 2.0 della Great resignation: lavorare il minimo indispensabile per non farsi licenziare. Niente ulteriori progetti, responsabilità o straordinari: un «abbandono silenzioso» per preservare la propria salute mentale a scapito della produttività esasperata.
E che, diciamoci la verità, abbiamo fatto tutti almeno una volta nella vita. Magari perché frustrati, stressati, in cattivi rapporti col capo. L’ho fatto anch’io ma no, non ero felice e non credo sia la strada per la mia felicità. Come scrive Harvard Business Review, il «Quiet quitting» è un campanello d’allarme fortissimo della crisi della «hustle culture», il mito Usa di dedicare tutta la propria vita al lavoro e che ci ha portato tantissimi burnout.
😩 5. Le prime 5 cause di Burnout hanno un comune denominatore. Per Gallup sono:
Un trattamento percepito come ingiusto
un carico di lavoro insostenibile
una comunicazione non chiara con i superiori
una mancanza di supporto dall’alto
pressioni insostenibili sulle tempistiche.
Se ci pensate, queste prime cinque cause hanno un denominatore comune: il vostro boss. Che sia un capo se siete dipendenti o un referente se siete collaboratori.
📧 6. Fai caso se hai questi sintomi. Demotivazione, difficoltà a dormire, a concentrarsi, a prendere decisioni, irritabilità. E ansia. Tanta, ansia. Ansia di non aver controllato le mail, i messaggi Whatsapp o le ultime Stories sui social. Come dice Maria Vallillo,
«Nessuno a fine serata vuole staccarsi dall’unico strumento che lo ha tenuto attivo: il computer».
Perciò occhio pure se «faticate a dormire quando vi staccate dal dispositivo e se saltate i pasti. Molti si disconnettono alle 22.30 e fanno un unico pasto alle 23. Un circolo vizioso che fa slittare l’orario dell’addormentamento, li porta a svegliarsi tardi, saltare colazione, rimettersi direttamente davanti al computer e alimentare il circolo».
🛌 7. Istituisci il «cuvet day». È il «giorno sotto il piumino», che ti concedi quando ti alzi e - nonostante fisicamente stai perfettamente bene - non ti senti di lavorare o di affrontare la giornata.
Sperando che sempre più aziende lo istituiscano - come il buon Simon Sinek consiglia - io l’ho già istituito per conto mio.
Ci sono giorni dell’anno in cui mi alzo e non ho la minima voglia o concentrazione per lavorare. Il mio corpo e la mia mente mi stanno dicendo di fermarmi: meglio ascoltarli gentilmente. Perciò, compatibilmente con tutte le responsabilità che ho da sbrigare, rinuncio a fare qualsiasi cosa di produttivo per tutta la giornata, senza il minimo senso di colpa: esco, vado in palestra, vedo gente, faccio cose. Chissene.
🛑 8. Fai pause. Personalmente sto cercando di applicare (con fatica) la tecnica del pomodoro: 25 minuti di lavoro intenso e senza distrazioni, 5 minuti di pausa. Mi sto aiutando con Otto, un’estensione di Chrome che fa da timer e blocca pure i social durante le sessioni di lavoro.
📵 9. Prova a disintossicarti. Da qualche tempo ho eliminato le notifiche dal cellulare (mail, Whatsapp, Instagram, ecc.). Sono ancora nella fase in cui vado a controllare compulsivamente, ma è incredibile quanto la vita possa migliorare senza le continue interruzioni e trilli del cellulare.
🗓 10. Programma su Calendar la giornata che sogni, non quella che «devi» fare. Forse il video che più mi ha influenzato sulla gestione del mio tempo. Ve lo faccio partire da quando parte a parlare di Google Calendar, ma vi consiglio di guardarlo tutto
🧶 11. Occhio al concetto di equilibrio vita privata/lavoro. Ovviamente ognuno fa quello che vuole, ma io sono parecchio d’accordo con Simon Sinek, secondo cui vita privata e lavoro non vanno considerate due forze opposte che si annullano a vicenda (tipo massacrarsi di lavoro per poi farsi una settimana di vacanza): vanno amalgamate nel corso della giornata.
✋ 12. Convinciti che un «No» è solo l’inizio di qualcos altro. Molto probabilmente te lo meriti, ma
«Contestualizza ogni No al momento presente e rifletti sul fatto che non è in grado di influenzare in maniera irreversibile il tuo percorso umano e la tua carriera».
Vale anche per la risposta che personalmente non sopporto: la non risposta. Vi capisco e lo ripeto a tutti coloro che mi scrivono quando si lamentano di quanto vengono pagati male o di referenti che magari non rispondono alle mail.
La strada contro i referenti tossici per me è sempre quella:
Se avete alternative, mandateli a quel paese.
Se non ce le avete, iniziate a costruirvele per poterceli mandare.
🧑💼 13. Parla col capo. Forse il consiglio più difficile. Come mi spiega la psicoterapeuta, bisogna prenderlo da parte e fare opera di paziente educazione. «Siediti di fianco a lui e priorizzate insieme il tuo lavoro».
👩⚕️ 14. E soprattutto, se hai anche il minimo dubbio, nessun dubbio: vai dallo psicologo. «Valuta un periodo di riposo (che si tratti di ore, giorni, settimane). Non colpevolizzarti, sii consapevole che è una cosa che può succedere e che tutti siamo vulnerabili. E rivolgiti a qualcuno che ha studiato per aiutarti».
E insomma - parentesi guru Tiktok che sboccia a Dubai e ti ruba soldi a parte - è sempre un po’ più dura, confusa e contorta di come te l’aspettavi, ma è sempre pure un po’ più avventurosa.
Sii meno giudicante con te stesso.
E ogni giorno più gentile.
Ps. Se ti senti di voler provare, Digital Journalism ha stipulato una convenzione con Serenis: con il codice OGGIANO42 avrai un colloquio gratuito e tre sedute a 42 € invece che 49 €.
🙌 Pezzi belli belli
👶 Pagina semplice eppure capolavoro di The Atlantic. Tu metti la data di nascita, lui ti dice cos’è avvenuto nel mondo mentre tu crescevi.
👴 6 abitudini di cui ti pentirai quando sarai vecchio. Tipo «preoccuparti di impressionare gli altri».
❤️ Ahhh, come giudicare meno gli altri.
⏯ Una rapina e BeReal: ditemi voi se non è il miglior video promozionale su un social mai fatto…
👨💻 Web 1, 2.0, 3, ecc. Un thread.
⚒ Tools & How-to
Massì, facciamo Mockup fantastici.
Un profilo Twitter che dava qualche spunto di scrittura.
Come, dico come, si scrive il titolo perfetto.
Qual è il vostro trucco non convenzionale sulla produttività? Un bel thread.
💵 Work
Sportpress cerca un Redattore.
Fotonerd un Editor.
Growers un Copywriter.
Sisal vuole un Content specialist.
Mutuionline un Redattore freelance.
Che ne dite di questa puntata! Se vi è piaciuta, condividetela!
concordo con tutto! sembra proprio per me e per chi come me lavora nel digitale
PS ti seguo anche su youtube!
Bella scoperta, grazie!