Buongiorno!
📅 Allura, martedì alle 13.30 presentiamo online la New Media Academy! È la scuola di podcasting, digital journalism e storytelling di Will e Chora di cui sono Co-director (in inglese suona meglio, devo solo imparare a pronunciarlo).
Racconteremo un po’ come funziona, e parleremo anche di cosa impareremo nel corso Digital Journalism 👉 Newsletter, Video, Piattaforme social…
E ora, partiamo!
Torna l’estate e con lei… le Challenge social. Le Challenge social sono come l’imprenditore che non trova lavoratori giovani, lo scontrino da 120 euro in piazza a Firenze e il consiglio di bere molta acqua: la costante editoriale che ci fa capire è arrivata l’estate.
🚄 La challenge del «Train surfing»
Quella del 2024 è il Train Surfing. È «la nuova sfida social degli adolescenti che postano video e foto delle loro bravate, appesi a un vagone, o sul tetto di un convoglio».
Un fenomeno «conosciutissimo nel mondo, che in paesi come l’Africa e il sud America è esploso negli anni Ottanta e che ora, col web, sta spopolando ovunque. Anche in Italia».
La notizia è nata da un giovane che si sarebbe trascinato «per 100 chilometri» attaccato al locomotore di coda dell’Intercity Civitanova Marche-Pescara. Niente video, ma dichiarazione della Polfer: «Sono queste le ultime tendenze dei giovani, purtroppo. Si sentono forti così, postando poi i video sui social».
Tanto è bastato a parlare di: «folle sfida social» e «nuova tendenza tra i giovani».
🥺 Una sfida «nuova» vecchia 7 anni
La sfida è sempre «virale» e «nuova». Talmente «virale» che non c’è uno straccio di informazione sul numero di video prodotti in media in Italia (10 a settimana? 20? 30? Qual è il numero minimo per parlare di «nuova moda»?).
E talmente «nuova» che torna ciclicamente.
La challenge del Train Surfing l’avevamo raccontata, sempre come «nuova» tendenza mondiale, nel 2022, nel 2020 e pure nel 2017.
Qualche giorno fa è stata la volta della Sex Roulette challenge, «ennesima sfida social che consiste nel fare sesso con diversi partner senza precauzioni: perde la ragazza che rimane incinta» (mi chiedo se davvero la ragazza rimasta incinta, settimane o mesi dopo, faccia un video per annunciare di aver perso).
👌 Le 5 costanti delle «challenge social»
Al netto del caso in sé, le notizie sulle Challenge social hanno sempre - sempre - 5 ingredienti.
1) I «giovani»
2) Una parola accattivante e possibilmente in inglese:
Boat Jumping Challenge 👉 tuffarsi da un motoscafo in corsa
Blue Whale Challenge 👉 saltare dai balconi
Tide Pod Challenge 👉 mangiare le pastiglie delle lavatrici
Blackout Challenge 👉 soffocarsi con vari strumenti
3) Una sfida pericolosa
Perché le notizie sulle challenge social hanno come ingrediente della viralità la leva della paura, possibilmente dei lettori con figli.
4) Un nuovo social
Prima era Facebook, poi YouTube, adesso TikTok.
5) La vaghezza del linguaggio usato
L’ingrediente più indicativo di una notizia poco affidabile:
Se ci fate caso, gli articoli sulle challenge non danno mai numeri, link o informazioni specifiche. Per compensare la mancanza di vere informazioni, sono pieni di aggettivi e verbi vaghissimi come «molte», «impazza», «allarme», «tantissimi», «ultima moda», «spopola».
✍️ Il canovaccio sempre uguale
In quasi tutti i casi il canovaccio è sempre lo stesso: tragica morte o video diventato virale, vagonate di articoli, trasmissioni pomeridiane, record di clic e ascolti.
Poi, finito il polverone, a volte arrivano altri pezzi di realtà: inchieste giudiziarie che escludono un collegamento tra il caso e la fantomatica «sfida» (come nel caso della blackout challenge); comunicato della piattaforma che nega presenza di hashtag virali; qualche rara inchiesta giornalistica che va a trovare numeri insignificanti a livello di contenuti.
E poi arriva l’autunno: ci si dimentica di quel che è stato, si passa l’inverno, poi la primavera e infine via, verso una nuova estate e verso una nuova «nuova challenge».
🧒 Un problema serio trattato male
Ora, ovviamente sarebbe insensato negare l’esistenza di video stupidissimi sui social (o l’esistenza di video stupidissimi ovunque o l’esistenza della stupidità in sé).
Ma è un fatto che nella maggior parte di articoli letti sulle cosiddette «challenge social virali» - articoli che dovrebbero essere basati su fonti aperte e quindi facilmente consultabili - non si trovino mai informazioni utili per dimostrare il rapporto di causalità tra le singole azioni
numeri utili per dimostrare la viralità delle «challenge social virali» stesse e .
Il tema dell’educazione ai social e della regolamentazione del suo uso da parte dei più giovani è un tema enorme, che va affrontato sulla scorta di informazioni precise e attendibili. Il rischio, a forza di parole vaghe e titoli fuorvianti, è un triplice danno:
1) Nei confronti delle famiglie, che ne escono più disinformate sui loro figli di prima.
2) Dei politici, che potrebbero fare scelte disinformate e sull’onda dell’emotività dell’opinione pubblica
3) E degli adolescenti, che potrebbero incorrere in un effetto emulazione dopo aver letto di queste challenge non sui social, ma proprio sui giornali.
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