Ecciao!
Partiamo con due figate:
🗓 Sabato 3 alle 17.30 sono a Sestri Levante a presentare il mio libro Sociability! Ci si registra qui!
🗓 Lunedì 5 dicembre alle 21 facciamo una live utilissima e fighissima: Come si fa un podcast. Saremo io,
Luca Casadei, host del podcast One More Time
Francesco Costa, host di Morning
Antonio Dikele Distefano, founder di Esse Magazine
In una chiacchierata fatta di Q&A con tutti voi, cercheremo di capire come si scrive, si produce e si monetizza un podcast (e la scrittura in generale).
Per partecipare, collegatevi qui (cliccate su Unisciti, la live partirà alle 21). E preparate un po’ di domande!
E adesso, cominciamo!
Olivia Krupp è una studentessa dell’Università dell’Arizona col sogno di diventare giornalista. Scrive per il giornale dell’Università «The Wildcat».
Ad agosto intervista Lukas Pakter, Tiktoker che parla di workout e relazioni ai suoi 129k follower principalmente maschi.
Nel pezzo che viene fuori si interroga su quanto il Tiktoker, un Andrew Tate dei poveri, sia un modello sano per i ragazzi.
La mattina stessa in cui il pezzo viene pubblicato sul sito del giornale (da 40k utenti), vede il suo cellulare scoppiare: inizia a ricevere telefonate da numeri sconosciuti; notifiche di commenti, insulti e minacce sul suo canale Instagram («Spero che ti stuprino», «Maiala grassa» e così via).
Il TikToker ha postato un video sui suoi profili in cui insulta la giornalista («Sei una stronza, ora vediamo che succede»), e i suoi fan - disciplinati - hanno scatenato il linciaggio contro di lei.
Olivia spegne il cellulare; chide temporaneamente il suo Instagram; viene additata in Università come «la giornalista del caso Pakter»; e si interroga se voglia continuare a fare la giornalista.
È il linciaggio online, e sta colpendo anche gli aspiranti giornalisti.
Un sondaggio del Committee to Protect Journalists ha scoperto che l'85% dei giornalisti crede che il suo lavoro sia diventato meno sicuro negli ultimi 5 anni. Il 70% di essi ha subito minacce.
Non parliamo di minacce fisiche.
Parliamo di minacce online, di linciaggi, di shitstorm. Roba apparentemente meno dannosa, ma che secondo me rischia di avere un impatto devastante sulla libertà di opinione e di stampa.
Roba che rischia di portarci alla peggiore forma di censura: l’autocensura.
Il punto è che storicamente la censura o le pressioni sono sempre venute dall’alto: dalla politica, dagli inserzionisti, dalla finanza.
Con i social, abbiamo assistito alla nascita di un nuovo tipo di pressione: quella dal basso. È la paura di scrivere qualcosa che possa alienarci simpatie, farci perdere follower, o peggio farci finire al centro di una shitstorm.
Varie cause, descritte magnificamente da Taylor Lorenz.
una brand identity costruita quasi interamente online dalla nuova generazione di giornalisti. Risorsa pazzesca per trovare lavoro, epperò potenziale target perfetto di una shitstorm;
il crollo dei giornali locali, che ha portato a una maggiore influenza locale dei giornali universitari;
l’atteggiamento intollerante di alcuni creators, pronti a scatenare il proprio esercito di follower contro qualsiasi voce critica nei loro confronti. Vi farebbe più paura - per la tenuta del vostro profilo Instagram - scrivere un articolo contro la Fiat o contro un influencer suscettibile? Nessuna delle due, mi rispondereste comprensibilmente a istinto, ma pensateci.
Diversi studenti di giornalismo - sotto la promessa dell’anonimato - hanno confessato al Washington Post di voler evitare di coprire le storie più controverse per paura dei contraccolpi che ne potrebbero derivare.
Il rischio di essere etichettati come giornalisti «controversi», dicono, potrebbe precludere loro opportunità di lavoro.
Il clima non è fantastico. Buona parte della colpa, a mio avviso, ce l’hanno anche quegli influencer suscettibili, abili e maliziosi abbastanza da scatenare implicitamente i loro eserciti da centinaia di migliaia di followers.
Dimostrando una tolleranza verso la diversity pari a quella del Qatar per l’omosessualità
Ma, e qui faccio training autogeno mica piedistallo, credo che la bellezza del giornalismo stia anche nel cercare di fottersene e di pubblicare comunque, in barba ai suscettibili e in nome di uno dei principi che rende il più bello di tutti questo mestiere:
se pensi sia corretta, rilevante e pertinente, fottitene e scrivila.
🙌 Pezzi belli belli
📲 Un thread pucciosissimo sui telefoni osceni che abbiamo avuto da piccoli. Lacrimuccia.
✍️ Le 72 regole dello storytelling commerciale. Oh yes.
😭 Come prepararsi alla depressione invernale. Che esiste veramente, lo dice l’Oms.
🍿 «Una baby star a 7 anni, in prigione a 22. Poi è sparita. Che fine ha fatto Lora Lee Michel?» Che cosa gli vuoi dire al Los Angeles Times con un titolo così?
😱 Ma c’avete pensato? Se chiude Twitter avremo la dispersione del più grande materiale storiografico mai prodotto dall’umanità.
💰 Questo è l’uomo che studia meglio di tutti la shrinkflation: prezzi uguali, prodotti più piccoli.
🤔 Per capire a che punto è l’AI, questo sito crea una conversazione infinita filosofica tra Werner Herzog e Slavoj Žižek
⚒ Tools & How-to
Qui è dove vi fate al volo la vostra palette di colori per la vostra brand identity.
Sigma è un’estensione per organizzare ben bene i vostri preferiti.
«Cosa ho imparato sulla scrittura leggendo tutti i libri di Jack Reacher».
Reinventare la propria To-Do list come fosse un fiume.
Massì, iniziamo il diario dell’anno nuovo con questa app.
💵 Work
Derev cerca un Social media manager.
Enel uno Specialista news media.
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Citywire vuole un Giornalista.
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Dai, prossima settimana questa newsletter si riposa. Ci vediamo in live lunedì sera e Buona Immacolata!