Il giornalismo post-social secondo Ben Smith
Intervista al fondatore di Semafor, che si è messo in testa di reinventare l'articolo
Oggi bombetta. Intervistiamo Ben Smith!
📆 Intanto, il 12 novembre alle 17.00 con la 24 Business School abbiamo organizzato un evento su un tema che mi fa volare: Come si racconta il cambiamento (anche climatico) sui social. Ne parliamo tra gli altri con Ruggero Rollini, Paola Maugeri e Fabrizio Foresio di Eccellenze italiane. Ci sono pochi posti, perciò prenotatevi qui!
E ora, cominciamo con l’intervista con l’uomo che vuole reinventare l’articolo.
Si chiama Ben Smith, è uno dei giornalisti più influenti degli Stati Uniti e vuole reinventare l’articolo. Lui, uno che di articoli ne ha scritti a centinaia: prima al quotidiano Politico, poi come direttore dal 2012 al 2020 di Buzzfeed News, quindi come Media columnist per il New York Times.
47 anni, a inizio 2022 ha lasciato il quotidiano più prestigioso del mondo per fondare assieme a Justin Smith (ex capo esecutivo di Bloomberg Media) Semafor, uno dei progetti editoriali più attesi dell’anno.
🚦Cos’è Semafor
La testata nasce come una collezione di 8 newsletter verticali (Media, Politica, Finanza, Ambiente…), ognuna firmata da un giornalista specializzato, pensate per un target di «200 milioni di persone istruite, interessate alla finanza, al tech e ai grandi temi economico-politici, che parlano inglese e che vivono ovunque», non solo in Occidente.
Per crearlo, ha raccolto circa 30 giornalisti e 25 milioni di dollari raccolti. Per mantenerlo, prevederà un fatturato composto perfronan il 75% da pubblicità (branded content e semplici banner), per il 25% dagli eventi sponsorizzati dalle aziende (tra le altre Mastercard, Verizon, e Hyundai) e una qualche forma di pagamento delle newsletter da introdurre entro un anno e mezzo.
Ma più di tutto, per renderlo appetibile a un nuovo pubblico vorrà farne il primo progetto di giornalismo post-social. Semafor è infatti figlio di due visioni che Ben Smith ha per il futuro del giornalismo.
1️⃣ «I social saranno sempre più in crisi. Esploriamo altre vie»
«Vedi le difficoltà di Twitter e Facebook. I “giornali” dovranno creare vie più dirette per generare e mantenere il contatto col proprio pubblico», spiega. Quella che ha scelto lui è la vecchia newsletter. Un po’ perché riduce i costi, un po’ perché pensa che i lettori si fideranno sempre di più degli autori e meno delle testate.
2️⃣ «La polarizzazione stancherà i lettori: meno opinioni e più fatti».
Per Smith il peggior trend del giornalismo è l’assecondamento della «polarizzazione che vediamo sui social»:
«Siamo tentati a scrivere quello che la gente vuole sentirsi dire». Magari perché abbiamo voglia fare engagement, paura di alienarci simpatie o timore di deludere una community che è piuttosto grande, parecchio suscettibile e prontissima al defollow.
«Ma la strategia può funzionare sul breve termine. Sul lungo, il pubblico si sta già stancando dei pregiudizi e della polarizzazione, e non ne potrà più di essere lusingato» con decine di editoriali.
Ben Smith parla diplomatico, ma si capisce che ce l’ha con certi giornalisti che si stanno perdendo troppo «nella scrittura di opinioni» e poco nella «ricerca dei fatti». «Dobbiamo fare gli scoop. Meno opinioni e più notizie fresche».
✏️ Il Semaform
Da qui, la sfida di reinventare l’articolo con il Semaform. Un contenuto spacchettato in cinque sezioni, platealmente separate l’una dall’altra.
«La notizia». Ovvero i fatti riportati nel modo più oggettivo possibile
«Il punto di vista dell’autore», che esprime la sua opinione nel modo più trasparente possibile.
«Altri punti di vista», magari da altri posti del mondo.
«Opinioni contrarie» a quelle dell’autore.
«Altre cose», generalmente link di articoli che parlano di quella notizia.
Obiettivo: separare esplicitamente i fatti dalle opinioni
📰 Reinventare l’articolo
Ora, negli ultimi anni c’hanno provato in tanti a reinventare l’articolo.
Buzzfeed l’ha spacchettato in elenchi numerati, forse il formato più imitato al mondo.
Business Insider l’ha diviso in Slide.
Quartz l’ha ridotto a 500 parole
Vox l’ha impilato nelle Cards.
Axios l’ha frantumato in paragrafi da una riga e bullet points.
Non c’è mai riuscito veramente nessuno. E l’articolo è rimasto il più vecchio e più efficace mezzo per veicolare un contenuto in forma testuale. Lo stesso Semaform è stato criticato da alcuni osservatori. Gawker ha ironizzato dicendo che Ben Smith ha «reinventato le notizie rendendole più confuse».
👍 Il contenuto perfetto
Un collega più esperto a cui ho fatto vedere un Semaform ha commentato secco: «A parte i titolettini, sai cosa mi ricorda? Un articolo». A Ben Smith il diritto di replica:
«L’articolo tende a eliminare la distinzione tra fatti e opinioni. Noi tendiamo a esplicitarla anche graficamente, per venire incontro a un lettore sempre più stanco nella ricerca di quella distinzione». Il contenuto perfetto, per lui, è quello in cui «un giornalista ti racconta col suo tono di voce i fatti che ha scoperto».
🚨 «Just get the scoops!»
Forse Ben Smith riuscirà nel suo intento, e magari introdurrà una nuova forma di fruizione digitale delle informazioni. O forse finirà come la prestigiosissima testata americana Vox, che dopo aver provato a spacchettare l’articolo nelle sue Cards, ritornò a trasmetterlo nella sua forma più tradizionale.
Di sicuro, nella sua ricerca Ben Smith è uno di quelli che stanno provando a immaginare un giornalismo che sopravviverà alla crisi dei social.
Un giornalismo, insiste, fatto sempre più di fatti. Quando alla fine dell’intervista gli chiedo il consiglio finale per gli aspiranti giornalisti, l’uomo non si perde troppo nelle parole:
«Just get the scoops. Portate notizie fresche, il resto verrà da sé».
E pare di sentirglielo dire, il «fucking» prima di «scoops».
Ps. Una cosa fighissima che Ben sta facendo (su Twitter e TikTok) è questa: Witness, una serie di videotestimonianze raccolte sul campo - molte in Russia - e illustrate con l’Intelligenza Artificiale.
🙌 Pezzi belli belli
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⚒ Tools & How-to
Liner, per salvare e sottolineare articoli dal web.
Francesco Zaffarano ha pubblicato la lista di tutte le testate su TikTok, dove potete aggiungere anche la vostra. Fighissimo per spiare cosa fanno i big lì sopra.
Calcolatore online per capire quanta Co2 risparmiate lavorando da casa.
«The more platforms you use, the slower your audience will grow». Come diventare creator creativi.
Ma come si cresce su Linkedin? Un thread.
Tutti buoni a pianificare gli obiettivi. Ma pianifichiamo gli anti-obiettivi.
💵 Work
Withub cerca un Data Journalist.
Fiscozen cerca un Head of content.
Auge un Copywriter.
I Mille pure.
Futura vuole un Head of content.
Clever un Social media.
E daje. Spero veramente questo approfondimento vi sia piaciuto. E se sì, diffondetelo nel mondoverso!
Molto interessante Witness, potrei rubargli l'idea :)
A parte questo, quando ho iniziato a fare il giornalista circa 30 anni fa in un settimanale di cronaca di Roma, la Direttrice dell'epoca diceva le stesse cose, "Esci in strada e portami notizie fresche, scrivile in maniera interessante come sai fare tu, evita di commentare, che ai lettori non gliene frega niente di quello che pensi, dai sempre diritto di replica nello stesso pezzo, ascolta tutte le opinioni"... poi è arrivato il web, i social, il postgiornalismo, tutto fa un giro immenso, per poi tornare alle origini del giornalismo, raccontare fatti, storie...
Ciao Francesco!
Feedback "di pancia"?
Finalmente! Leggo tanti articoli in cui arrivo alla fine e penso "Bene le opinioni personali, ma i fatti quali sono?"