Ecciao!
Martedì sono stato al Google Publisher Day a parlare un po’ della mia esperienza con un canale su Youtube. Avevo scritto qualcosa qui, con 10 cose che ho capito su Youtube.
Poi, ieri nel primo pomeriggio ho vissuto a sorpresa una delle più grandi soddisfazioni lavorative. Ero fuori a registrare un podcast - non stavo seguendo molto la prima prova di Maturità - e ho iniziato a ricevere un bel po’ di messaggi inaspettati di maturandi e maturande
Mi raccontavano di aver scelto la traccia sull’Indignazione social, e di aver citato alcuni passi dei miei video, tipo PandoroGate, F...k News e soprattutto il bisogno di non diventare schiavi dell’indignazione sui social.
Ho letto cose incredibili, che avrei voluto scrivere io. Tra i tanti messaggi, ve ne lascio uno, quello di una maturanda che raccontava la metafora che ha scritto nella sua prova.

E niente, non mi sono commosso, mi è solo entrata una prima prova di Maturità nell’occhio.
Questi msg ricevuti sull’indignazione social mi hanno convinto a scrivere questa newsletter su un tema molto delicato. Ovvero la pressione che i social hanno sugli adolescenti.
Partiamo!
📲 La Gen Z usa Instagram, ma non per quello che pensate
L’ultima conferma arrivata dallo studio della banca d’investimento Piper Sandler, condotto su 6.500 teenager americani, età media 16 anni.
I giovani americani usano ancora Instagram più di tutte le altre app (87%, contro il 79% di TikTok e il 72% di Snapchat).
Usano Instagram per tutto, tranne che per la sua funzione principale.
Per capirci, lo per:
tenersi in contatto con gli amici attraverso i messaggi
scoprire nuove passioni guardando Reel
sorbirsi video di ricette e intrattenimento
Ma tra tutte le funzioni di Instagram, quella che meno gli interessa è proprio quella fondante e identitaria di Instagram: la condivisione di propri contenuti nel feed.
Pochissimi postano contenuti propri.
Il New York Times ha raccolto alcune testimonianze interessanti che riporto qui.
«Pubblicare su TikTok è molto meno stressante. Instagram è più un posto in cui convidividere una foto del cielo stellato, come ha fatto mia cugina recentemente. Bello, ma perché lei è una millennial» - Sheen, 21 anni
«La maggior parte dei miei amici ha tipo un post sul proprio account. Ho installato Instagram un mese fa, per unirmi alla chat di gruppo di un programma di studio all’estero» - Sophia, 15 anni
«Apro Instagram ogni giorno, ma per seguire notizie di sport e vedere video comici. Non pubblico un post sul mio profilo dal 2020. Non voglio espormi per paura di contraccolpi» - Simon, 26 anni
«Oggi ho due account. Uno per la mia attività commerciale. E uno personale, che uso per inviare meme tramite DM agli amici» - Jackie, 22 anni
Molti vivono una tensione costante: cercano di sfruttare quanto più possibile le proprietà di networking dell’app, ma pure di non sacrificare troppo il proprio tempo e la propria privacy.
La causa forse è proprio questa:
i giovani sentono la pressione di condividere con il mondo un pezzetto più o meno autentico di se stessi, esponendosi a rischi e pressioni.
Non è un caso che lo scorso anno Instagram abbia introdotto nuove impostazioni privacy più restrittive e strumenti di supervisione per gli accounti dei minori.
Adam Mosseri ha ha spiegato che quelle funzioni rispondevano a un «cambiamento di paradigma» nel modo in cui la Gez Z utilizza Instagram:
+ Stories
+ Messaggi (3x rispetto agli adulti)
- Post
«Stanno attenti a ciò che condividono e con chi lo condividono», ha spiegato Mosseri, che proprio la scorsa settimana ha postato un contenuto molto interessante su come Instagram testerà nuove funzionalità per postare sul proprio profilo in maniera più «discreta», senza mostrare il proprio post a ogni singolo follower.
La cosa che mi ha colpito è il titolo del paragrafo.
Building Products to Reduce Pressure
Forse per la prima volta, Mosseri parlava della pressione dei social.
«Sappiamo che l’espressione creativa può suscitare timore, soprattutto quando si pubblica qualcosa sul feed. Per questo stiamo esplorando un modo per permetterti di pubblicare più discretamente sul tuo profilo. E daremo la possibilità anche di riordinare i post nella griglia personale. Speriamo che questa maggiore flessibilità su come e dove vengono visualizzati i tuoi contenuti ti aiuti a creare e condividere senza ulteriore pressione».
Insomma, tra un X nel caos dopo l’acquisizione di Musk e un TikTok soggetto ai ban, Instagram rimane il social più solido di tutti, amatissimo pure dalla Gen Z.
Ma sta lottando e cambiando per venire incontro ai nuovi bisogni degli utenti, specie quelli più giovani: il bisogno di potersi esprimere liberamente senza sentire troppo la pressione degli sconosciuti.
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Daje, ci sentiamo la prossima settimana!
Riflessione molto interessante sul diverso utilizzo della piattaforma tra generazioni.
Nonostante la forma di utilizzo sia diverso, c'è sempre più attenzione alla sicurezza e alla sensibilizzazione (lo testimoniano le molte DOOH che Instagram Italia fa per sensibilizzare sulla sicurezza tra i ragazzi).
E lo scorso weekend a Milano Instagram ha aperto un Flower Kiosk proprio sul tema: https://sarabarbi.substack.com/p/instagram-ha-aperto-un-flower-kiosk
Quindi alla fine le generazioni nate con i social già a disposizione hanno imparato ad autoregolarsi sul nuovo ambiente. La cosa che mi fa pensare è il fatto che questo comportamento nasca non da un insegnamento che arriva dall'alto (genitori, istituzioni) ma dalla paura delle conseguenze che nascono dall'esporsi agli altri