Ecciao!
Ti scrivo da New York!
Sono venuto qui per una settimana: ho incontrato un po’ di amici, ascoltato una lecture di Anne Applebaum e soprattutto sono stato alla Newsletter Conference.
Prima di partire, un reminder: durante il Digital Journalism Fest abbiamo lanciato in collaborazione con la Commissione Europea un sondaggio su fake e f*ck news, in questi giorni stiamo raccogliendo le ultime risposte. Per partecipare all'indagine rispondi al sondaggio qui 👇
Nel frattempo questa newsletter ha superato una nuova milestone: siamo in 30.000!
Abbiamo fatto un Festival e cose nuove verranno.
Digital Journalism ora ha un (piccolissimo) team che aiuterà anche altre realtà a costruire newsletter e strategie editoriali.
Per info, scrivete pure a francesco.oggiano@gmail.com e orsini.alessandro8@gmail.com!
E ora, partiamo!
Per citare le parole di un amico, è stata la Coachella della newsletter: un ritrovo di nerd entusiasti del mezzo più vecchio di internet, dove abbiamo parlato di open rate, previsioni AI e strategie di monetizzazione.
E mi pare una buona occasione per condividere un po’ di cose sparse che ho imparato in questi anni e in questi giorni.
🛑 Qualche info veloce su questa newsletter
Nata nel 2019.
Cercavo uno spazio di espressione personale in cui condividere un po’ di riflessioni sul mestiere e sul digitale
30.000 iscritti, per lo più giornalisti, creativi digitali e lavoratori della comunicazione. Insomma, bellissime persone nerd 🤓
Open rate tra il 55% e il 60%
Monetizzazione diretta (tramite banner) ma soprattutto indiretta (tramite collaborazioni, eventi e consulenze)
1. La newsletter è Back to the future
In un panorama frammentato e pieno di rumore, sono (ri)emersi i due mezzi più vecchi e primordiali di internet. Quelli che consistono in una persona che ti parla all’orecchio (il podcast) o che ti scrive una lettera (la newsletter). La rinascita delle newsletter sta tutta qua: nella ricerca di una fonte di informazione pulita, approfondita e algorithm-free.
C’è un bellissimo approfondimento di
su come le newsletter stiano prendendo sempre più spazio nel panorama mediatico statunitense: Substack che organizza l’after party della cena coi corrispondenti alla Casa Bianca, il New York Times che racconta degli anchorman che si fanno la loro newsletter, creator come Emily Sandberg che entrano a bomba nel mondo delle newsletter.2. La newsletter porta 3 vantaggi personali
Mi costringe a rimanere continuamente aggiornato sullo scenario in cui mi muovo.
È un curriculum 2.0. Mi permette più di qualsiasi altro strumento di far conoscere la mia scrittura e le mie passioni all’esterno.
È un mezzo fantastico per tirare su una community di persone con la mia stessa passione.
3. I numeri americani ormai sono giganteschi
Più di qualsiasi giornale italiano. Alcune tra le newsletter più lette al mondo
2,5 mln iscritti2,3 mln
1,8 mln
4. È una maratona, perciò…
Ne parlavo nel numero dedicato a Youtube: la newsletter è forse il mezzo più difficile da promuovere, impossibile da «viralizzare». La crescita è lentissima, lo sforzo immane. Perciò…
5. … forse a breve scoppia la bolla
Viste le barriere d’ingresso praticamente inesistenti, in questi anni sono nate tantissime newsletter. Ma molte purtroppo hanno già interrotto le pubblicazioni, vuoi per lo sforzo a cui dopo un po’ difficilmente si sta dietro, vuoi per risultati non ritenuti all’altezza dello sforzo stesso.
6. Non scrivere soltanto i tuoi pensierini
È forse la cosa più brutale e importante che do a chiunque mi chieda un consiglio per aprire una newsletter. Premessa: se vuoi scrivere i tuoi pensieri, fallo, chi sono io per dirti di no. Ma per quanto mi riguarda la penso così. Spoiler: sto estremizzando
Il mondo vive benissimo senza i miei pensierini. Ogni volta immagino un lettore che giovedì mattina arriva a lavoro, si ritrova le mail del capo, lo spam, il caffè non ancora preso e le bestemmie di prima mattina. L’ultima cosa di cui ha bisogno sono i miei pensierini. Voglio che la mia newsletter sia anzitutto utile. A volte ci riesco, molto volte no, altre me ne sbatto. E pazienza, almeno so che quello è l’obiettivo.
7. Devi «avere» un’audience, non affittarla
L’ha detto benissimo Adam Ryan appena salito sul palco.
«Newsletter are owned audiences, not rented»
- Adam Ryan
Mediamente quando operiamo sulle piattaforme noi non «abbiamo» un audience. La stiamo solo «affittando». Il giorno in cui la piattaforma decide di cambiare il suo algoritmo, siamo fregati.
La newsletter è uno dei pochi mezzi internettiani in cui il rapporto con i lettori non è mediato da un algoritmo. E questo, ancora oggi, è il suo vantaggio principale.
8. Non inseguire la reach, insegui la risonanza
Lo ripeto sempre: preferisco avere 10 lettori che 100 follower distratti. Alla Conference ho scoperto che diversi colleghi fanno quelle che chiamano «purghe». Di tanto in tanto eliminano gli user che non aprono mai la newsletter. Diminuiscono la reach, ma solidificano l’open rate e il pubblico.

9. Un buon tasso di unsubscription deve rimanere sotto il 4%.
Tradotto: ogni 100 iscritti, se ne devono andare al massimo in 4.
10. Parti dalla newsletter, quindi fai altro
La newsletter non è un fine, ma uno dei pilastri di un prodotto editoriale. Sarebbe insensato puntare solo su una newsletter. I più grandi case che abbiamo studiato, da
a A Media operator hanno sviluppato dei colossi fondati su vari altri media, tra canali Youtube, eventi, consulenze, software…11. Le newsletter sono spazi di confronto
Come sopravvivere all’AI che tra un po’ invaderà anche i client di posta? Alla Conference sempre Adam Ryan ha sottolineato la cosa che l’AI non potrà mai fare: avere un’interazione reale con il pubblico. E perciò anche in questa newsletter cercherò di fare una cosa che mi piace spesso fare: creare occasioni di interazione, organizzare incontri e in definitiva stimolare scambi sani.
🚀 Riconosci al primo ascolto quando è l’AI che parla?
Contenuto in collaborazione con Würth
In questo podcast ci ho messo un po’ a capire quando è l’AI a parlare e quando invece è Caressa. In pratica, alcune parti dello script del contenuto sono proprio scritte dall’AI.
«Best Team. MAN vs AI» è l’esperimento editoriale di Würth che ha provato ad amplificare il valore del contenuto facendolo proprio con il supporto dell’AI.
Per ascoltarlo, vi lascio il link qui 👇
🙌 Pezzi belli belli
👏 Come si fa pubblicità? Ecco un po’ di cartelloni geniali
💪 Zuckerberg che si veste da gym-bro è solo uno dei tanti rebranding da maschio alpha
🎙️ Le 60 migliori canzoni di Kendrick Lamar
🎸 Più passa il tempo e meno skppiamo le canzoni. Come cambiano le nostre abitudini musicali man mano che cresciamo
🧠 Wikipedia, ma come se fosse TikTok
✍️ A proposito di giornalismo, questa storia di questa tipografia clandestina che fregò i tedeschi l’ho trovata pazzesca
🕵️♀️ «Caro figlio, sono una spia del Kgb». Una storia bellissima dal Guardian
🤑 Secondo questo report i brand stanno aumentando gli investimenti sui creator del 77%
📲 Basta scrivere «k» al posto di «ok» e «thks» al posto di «grazie»! E il motivo è proprio in una questione di relazione
💔 E comunque, se i tuoi appuntamenti romantici vanno male, spesso è per un motivo: l’assenza di curiosità verso l’altro. Tradotto: non googlare troppo il tuo prossimo Tinder date
📚 L’hai letto?
Di cosa parla ✍️ Di quello che dice il titolo
Perché lo consiglio ✌️ Per la bellezza divulgativa di Bryson
Un passaggio bello 📝 Hubble morì di infarto nel 1953. Lo attendeva un'altra piccola stranezza. Per ragioni ancora avvolte nel mistero, la moglie si rifurò di fargli il funerale e non rivelò mai a nessuno cosa avesse fatto del corpo. A distanza di mezzo secolo, resta ancora ignoto il luogo dove si trova il più grande astronomo del Novecento
⚒ Tools
Oh yes, sottotitoli in tempo reale nelle call
Gestisci tutti i commenti dalle app che usi a lavoro, in un’unica app
Ma ascoltiamo la radio con i suoni della Terra mentre lavoriamo
«Ogni giorno programma di fare 1 task grosso, 3 medi, 5 piccoli». 8 tecniche per la produttività
Cari social media manager, ecco il calendario delle feste 2025 per i vostri posto. Prego
✍️ P.S.
Il link più cliccato della scorsa puntata è fatevi un sito web
E ciao!
Bello il suggerimento sui "pensierini". Tutti tendiamo a proponiarli. Ma anche basta. Vero che il mondo non ne ha proprio bisogno
Newsletter come sempre top, consigli preziosi!