Ben ritrovati/e!
Allura è un periodo in cui sto lavorando tanto, tanti progetti ripartono a settembre, di alcuni vi parlerò nei prossimi numeri. Per i prossimi giorni conto di organizzarmi un po’ meglio - e sì, svegliarmi tardi non aiuta :)
📆 Anyway, tra le altre cose sabato 7 ottobre sono a Napoli a parlare un po’ di informazione con Alessandro Tommasi. Iscrivetevi qui così ci vediamo!
E ora, iniziamo!
Parliamo di teorie complottiste, di social e dell’uomo più ricco del mondo.
L’ultima delle tante scemenze dette da Elon Musk è che «l’organizzazione di George Soros vuole distruggere l’Occidente».
L’ha scritto rispondendo su X a un utente secondo cui «Soros ha investito tutti i suoi soldi per prendere di mira l’italia con l’invasione dei migranti».
Mi ha sempre affascinato sia la figura di Soros sia la storia delle teorie complottiste su di lui. Partiamo dal primo, che è stato raccontato benissimo da Stefano Dalla Casa su Wired.
👨🦳 Chi è George Soros, un sopravvisuto alla Shoah
«George Soros è nato nel 1930 a Budapest, Ungheria, e sopravvisse alla Shoah grazie al padre che lo fece passare per il figlioccio di un ufficiale cristiano. Nel 1947 emigrò nel Regno Unito, e studiò alla alla London School of Economics, dove ebbe come mentore Karl Popper. […] Dopo gli studi fece diversi lavori, fino ad approdare al mondo della finanza. Si spostò poi negli Stati uniti, dove creò il fondo speculativo a cui deve la sua fortuna».
💰 Come ha fatto i soldi
Il suo nome sale alla ribalta durante il mercoledì nero del 1992. «Pianificava di arricchire il suo fondo sfruttando una svalutazione della sterlina, che allora era mantenuta stabile dagli accordi del sistema monetario europeo (Sme).
Ma quando Soros, al momento giusto, mise sul mercato 10 miliardi di sterline allo scoperto, prontamente imitato dagli altri speculatori, nemmeno la Banca di Inghilterra riuscì a contenere la svalutazione.
Come risultato la sterlina, ma anche la lira, crollarono e uscirono dallo Sme, il suo Quantum fund guadagnò 1,2 mld $ e divenne subito famosissimo tra gli investitori».
🧠 Anni 90, iniziano le teorie complottiste
È in questo momento che iniziano le teorie complottiste su di lui. L’origine delle teorie (e forse dell’invidia) va cercata da una parte per la sua fama di squalo della finanza. Dall’altra per i suoi progetti filantropici.
Con la sua fondazione Open society, Soros sin dagli anni 80 investe molta parte dei suoi guadagni in progetti che riguardano la sua terra natale e dagli altri stati dell'Europa centrale che di lì a poco avrebbero dovuto riorganizzarsi per il crollo dell'Urss.
Tra le altre, «il nazionalista ungherese Istvan Csurka, per esempio, lo chiamò "burattino di Gerusalemme", convinto che facesse parte di un complotto Usa-Israele per controllare la regione. Accuse di questo tipo risuoneranno per tutti gli anni '90, dalla Croazia alla Bielorussia».
🇺🇸 2000, Fox riprende le teorie
Fino agli anni ‘90 le teorie complottiste e antisemite su Soros circolano in gran parte dell’Europa Centrale. Ma è solo nei primi anni 2000 che diventano globali.
Capofila della diffusione delle fake news sono i cospirazionisti americani, in particolare quelli stipendiati dalla Fox. «Il motivo è presto detto», scrive ancora Stefano Dalla Casa.
«Dal 2003, dopo le ultime guerre firmate Bush, Soros aveva messo in cima alle sue priorità quella di scongiurare un altro mandato del presidente, e aveva investito 27 milioni di dollari per l'elezione di John Kerry. La Fox, emittente di fatto al servizio del partito repubblicano, non ebbe problemi a trasformare Soros nel babau dei conservatori».
Per la prima decade del 2000 i principali opinionisti di destra fanno entrare i complotti su Soros nelle case degli americani. Tra le teorie più orribili, quella che lo voleva come un ebreo collaboratore dei nazisti (e addirittura, secondo un’altra tesi, ufficiale delle SS).
📲 2010, le teorie diventano virali sui social
Ed è a partire dal 2013, che la teoria diventa davvero virale grazie anche ai social. Succede che nel 2013 si tengono le elezioni in Ungheria, che vedranno la rielezione del premier nazionalista Viktor Orban.
I consiglieri politici di Orban sono Arthur Finkelstein e George Birnbaum. Che per la campagna elettorale orchestrano un’operazione di propaganda basata sullo spauracchio dell’immigrazione.
Per questo iniziano una campagna mediatica contro Soros e la Open society. Soros finanziatore di un piano globale per l’immigrazione, la sostituzione etnica e in definitiva la sconfitta dell’Occidente.
Yep, l’unica cosa vera di tutta questa storia è che Orban studiò all'università grazie a una borsa di studio finanziata da Soros.
🌏 I politici di destra e il «piano Soros»
Ancora nel 2023 le teorie su Soros riempiono i comizi di certi politici, le bacheche dei social e persino i profili di uomini come Musk.
Tra le altre, «Soros ha sostenuto economicamente una carovana di oltre 7 mila migranti, diretta dall’Honduras agli Stati Uniti», Donald Trump.
«Soros finanzia carte di credito poi distribuite dall’Unhcr ai migranti provenienti in Europa», Giorgia Meloni
Soros vuole riempire l’Europa di profughi», Matteo Salvini
🗞️ Le fake news
L’Agi ha fatto una bella rassegna delle teorie con relativo fact checking. Giusto due esempi.
La Open Society Foundations ha un budget annuale di oltre mille milioni di dollari, di cui poco meno del 10 per cento viene destinato a realtà europee. Qui la maggior parte dei finanziamenti è destinata alle istituzioni democratiche in paesi ex comunisti dell’Europa centrale e orientale.
Per candidati e comitati politici federali Soros ha donato in totale oltre 75 milioni di dollari. Una cifra imponente ma non inedita nella politica statunitense: donatori conservatori, come i fratelli miliardari Charles e David Koch, ne hanno spesi oltre 2 miliardi a favore dei Repubblicani.
👍 Le legittime critiche al filoantrocapitalismo
Ora, le analisi critiche sono sacrosante. Come scrive ancora Wired, «Soros, infatti, è solo uno degli esponenti del cosiddetto filantrocapitalismo, quello in cui i super-ricchi mettono una parte della loro fortuna al servizio di cause umanitarie». Tipo Bill Gates, Michael Bloomberg, e lo stesso Mark Zuckerberg.
«Al filantrocapitalismo, e a questa sua narrazione, sono anche state mosse critiche circostanziate, molto lontane dalla demonizzazione del super-ricco di turno. Per esempio, ci si chiede se sia desiderabile e sostenibile che i problemi causati dalle disuguaglianze siano affrontati utilizzando enormi fortune private espressione di quelle disuguaglianze. Può diventare un modo per eludere le tasse? C'è il rischio di scoraggiare l'investimento pubblico in settori fondamentali?».
«Nel 2016 in un editoriale sulla rivista Lancet, Jocalyn Clark e Linsey McGoey mettevano in guardia sui rischi connessi all'acritica accettazione del filantrocapitalismo, in particolare in materia di salute.
I problemi rilevati vanno dalla trasparenza e responsabilità carenti, all'erosione di risorse pubbliche (mancate tasse e investimenti), fino alla possibilità che la filantropia schermi i Paperoni dalle critiche».
Questi sono i ragionamenti intelligenti attorno a Soros. Non i tweet di Elon Musk.
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