E buongiorno!
Nei giorni scorsi ho approfondito un tema di cui purtroppo si sta parlando in questi giorni visti gli incendi di Los Angeles: Cambiamento climatico e attivismo. Nella prima puntata del podcast Sulla Soglia, con Ruggero Rollini parliamo delle sfide che ci aspettano e di quale sia la comunicazione migliore per affrontarle.
Si ascolta qui👇
E ora, partiamo!
In questi giorni ho letto decine di previsioni sul 2025 a cura di colleghi, imprenditori ed esperti molto più bravi di me. Ho raccolto quelle che mi hanno più colpito e trovato d’accordo.
1. L'AI non salverà gli editori
Nel 2024 grandi gruppi come Dotdash Meredith e Axel Springer hanno firmato accordi con OpenAI: rispettivamente $16 mln e $10 mln l’anno per la licenza dei loro contenuti. Cifre bellissime, per carità, che però - come nota Rasmus Kleis Nielsen - rappresentano meno dell’1% dei ricavi annuali di questi colossi. Per gestire la crisi del business model dei giornali serviranno innovazioni su più fronti. L’AI potrà aiutare, ma non è la soluzione definitiva.
2. Gli hashtag spariranno quasi del tutto
Elon Musk, con la sua consueta sobrietà, ha detto che gli hashtag sono «brutti»; LinkedIn che saranno sempre meno importanti; Instagram che hanno un impatto quasi nullo. Nel 2025 ufficializzeremo l’irrilevanza degli hashtag. Posso dire che non mi mancheranno? Posso?
3. Avremo strumenti video AI sempre più specializzati
Secondo Bryan Kim, di Andreessen Horowitz, gli strumenti di video AI diventeranno sempre più specifici per l’output finale: product marketing, film, avatar 3D super realistici, video per Tiktok, adv per Youtube, e così via.
4. The Great Unfollowing
Per Joanne McNeil il 2025 potrebbe essere ricordato come l’anno del «Great Unfollowing». Ovvero l’anno in cui si consoliderà quella tendenza di cui abbiamo tanto parlato su questa newsletter negli scorsi anni:
I social che diventano meno social.
E utenti che affidano sempre più agli algoritmi la composizione del loro palinsesto (informativo o di entertainment). Dai social media passiamo ai Recommendation media.
5. I motori di ricerca verticali
Google sente la pressure :) Non ci sarà solo un unico gigante motore di ricerca, ma sempre più motori, verticali e conversazionali.
Due esempi che mi sono piaciuti.
Prima delle elezioni, il San Francisco Chronicle ha creato il Kamala Harris News Assistant, un chatbot che dà tutte le risposte sulla campagna e la figura di Kamala Harris, basandosi sull’archivio del SfChronicle.
Pochi mesi fa, il Washington Post ha creato Climate Answers, motore conversazionale alimentato con tutti gli articoli della sezione Ambiente del Washington Post, che ti aiuta a capire il tema della sostenibilità. )
6. Tornano (timidamente) i siti web
È una cosa a cui credo e in cui spero fortemente, il ritorno dei siti web. Secondo Envato nel 2025 vedremo portali sempre più interattivi, pensati per offrire esperienze immersive. Anche i siti giornalistici potrebbero abbracciare questa tendenza.
7. Il design brutalista
Sarà Charlie XCX col suo Brat, ma il design brutalista sta vivendo una nuova stagione, con i suoi font irregolari, layout grezzi e grafiche monocromatiche. Imperfetto, ma amato dalla Gen Z perché autentico e originale.
8. Gli YouTube Shorts faranno gola ai reparti marketing
Il 2025 sarà l’anno della definitiva consacrazione di YouTube Shorts come strumento strategico di marketing per i brand. Secondo Future social gli shorts permettono di ampliare il pubblico e aumentare l’awareness con uno sforzo economico tutto sommato contenuto. Vedetevi gli shorts di Duolingo, 5 mln iscritti.
9. LinkedIn tenta la strada social
X è in mutamento, Thread è fuori dai radar, Bluesky è ancora troppo piccolo. Personalmente sento l’esigenza di una piattaforma più testuale e «pulita» in cui avere interazioni sane e più professionali.
Probabile che Linkedin voglia puntare a riempire quel vuoto, facendosi sempre più generalista e meno professionale, tra post più personali e l’esperimento con i video. È una trasformazioni difficilissima, visto il rischio di diluire l’identità della piattaforma e ritrovarsi a metà di niente: né piattaforma social né hub di networking. Io tifo per Linkedin, ne abbiamo bisogno.
10. Cresceranno i «faceless creator»
Sono quei creator che non si mostrano in video o foto, ma mettono al centro i loro contenuti accattivanti, piuttosto che la loro persona. Spesso si rivelano molto appetibili per i brand, perché creano contenuti autentici, di qualità, e si focalizzano sul messaggio piuttosto che sulla celebrity (e sì, sono anche più al riparo dalle shitstorm).
In Italia basta vedere la collaborazione di Gucci con la pagina Vita Lenta curata da
11. Appuntatevi questa parola: Agenti AI
Sono quegli Agenti AI capaci di gestire in maniera autonoma un lavoro complesso dall’inizio alla fine. Non finestre di dialogo alla ChatGpt, ma veri e propri automi cui potremo esternalizzare compiti più o meno ripetitivi e sempre più complessi.
Uno degli esperimenti più mediatici è stato il nuovo assistente messo a punto dai rivali di OpenAI, Anthropic: Claude 3.5, un Agente che esegue le azioni al computer al posto nostro. Muove il cursore, clicca pulsanti, compila moduli, organizza documenti. E Open AI ha appena lanciato i Task
Sentiremo la parola ovunque sui media, anche se le previsioni sul loro uso di massa qui divergono. Per Casey Newton, per esempio, gli Agenti AI non riusciranno a essere così efficienti e user friendly entro la fine del 2025. Dopo, però, ne vedremo delle belle.
12. I media indipendenti diventeranno sempre più rilevanti
L’abbiamo visto con le podcast election. Oppure con Timothée Chalamet, che per la promozione del suo film ha partecipato a diversi podcast e show universitari, piuttosto che ai tradizionali talk show televisivi.
Come scrive il mitico Brian Morissey, piccole realtà alternative nate su Spotify, Youtube o pagine social - spesso costruite attorno a una personalità piuttosto che a un brand - diventeranno sempre più rilevanti anche culturalmente
E insomma, buon anno!
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✍️ P.S.
Il link più cliccato della scorsa puntata è la lista dei 100 libri da leggere almeno una volta nella vita
E Ciao!!
Ciao Francesco, ho ascoltato con molto piacere e interesse l'episodio sul cambiamento climatico. I temi è vero sono tanti ed è molto complesso. Vorrei segnalarti il libro "Il Capitale nell'Antropocene" di Saito Kohei, davvero scritto bene e ottimo per capire tutte le forze che ci sono in gioco a livello sistemico e per capire come il problema risiede proprio nella costante ricerca di crescita economica, che poi riguarda i paesi che sono già in vantaggio su altri. La "decrescita" è (molto probabilmente) l'unica soluzione per una vera sostenibilità. Il libro cita anche degli ottimi casi interessanti. Sarebbe fantastico sentire parlare di questi temi nei prossimi episodi. Un saluto e grazie per l'ottimo lavoro che fai! :)
Viva i siti web!! Sono una loro "piccola fan" da vent'anni :)