E buongiorno!
🇮🇹 Sono di ritorno da Napoli dove per lavoro ho passato un paio di giorni in mezzo a fumogeni, tamburi, trombe e cori. Tutto bellissimo.
📆 Sabato alle 16.30 sono invece a Brescia (piazza del Mercato 15) a parlare di informazione.
Oggi parliamo di una vicenda che mi sta parecchio a cuore.
Vi ricordate su cosa stavamo indignandoci e «facendo giustizia» una settimana fa?
Il video delle ragazze del treno rappresenta un caso italiano perfetto di quel concetto distorto che abbiamo di «giustizia» ed «empatia» sui social.
Ci sono stati degli aggiornamenti, che come sempre non abbiamo visto perché eravamo già presi da un’altra polemica. O forse perché sappiamo che - vedendoli - smonterebbero la nostra indignazione.
Facciamo un recap e poi arriviamo al finale con sorpresa.
19 aprile 👉 Il gesto odioso
Manhoor Euceph, creator e regista che vive in America, si trova sul treno Como-Milano assieme al fidanzato e ai genitori asiatici di lui. Davanti a tre ragazze che si lasciano andare a gesti razzisti, tira fuori il cellulare e le riprende.
25 aprile 👉 Il video viene pubblicato
9 giorni dopo Manhoor posta tutto sul suo profilo TikTok da 20k follower. «Non ho mai visto un tale razzismo simile», scrive nella lunga caption (per Assia Neumann Dayan «viene da aggiungere che è stata molto fortunata se questo è il massimo grado di razzismo che ha visto»). Quindi, dettaglio fondamentale fondamentale, la chiude con un invito esplicito: «Spero che voi italiani troviate queste ragazze e le facciate vergognare».
26-27 aprile 👉 Il linciaggio
Viene accontentata. Oltre alla giusta solidarietà, si scatena un linciaggio da manuale. Il filmato originale viene visto più di 20 milioni di volte, i duetti e i repost diventano virali, i volti delle ragazze finiscono ovunque, le loro identità, luoghi di studio e di lavoro rivelate, la loro incolumità minacciata. Le Università si dissociano pubblicamente. Persino un campo di padel associato a una ragazza posta un comunicato sulla vicenda.
28 aprile - 2 maggio 👉 Altre polemiche
Due giorni dopo, quella fame di giustizia che fino al giorno prima pareva insaziabile sembra calare. Il video non circola più, gli interrogativi e le analisi sul problema razzismo in Italia che pareva così urgente iniziano a diradarsi.
Disclaimer per gli amanti della polemica basata sugli equivoci 👉 non sto affatto dicendo che non esista il problema razzismo in Italia, ripeto non-lo-sto-dicendo. Sto affermando che le gogne non siano certo il modo più efficace per risolverlo e che sospetto che i lincianti mettano più gusto e impegno nel linciare anziché nel risolvere i problemi per i quali si dicono così indignati da iniziare un linciaggio….
E intanto arrivano le nuove polemiche:
Ambra Angiolini che al Concertone dice che forse la battaglia sulle desinenze è «un’arma di distrazione di massa»; Giorgia Meloni che fa un video alla Sorrentino da Palazzo Chigi per scippare ai sindacati la comunicazione del 1° maggio; Laura Chiatti che non gli fa sangue vedere stirare il marito.
Era tutto bello, tutto avvincente. E ci eravamo già dimenticati per cosa facevamo polemica ieri.
1 settimana dopo 👉 Toh, il video non c’è più
Per curiosità, una settimana dopo torno su TikTok a controllare se la creator Manhoor Euceph abbia pubblicato aggiornamenti.
Scopro che il video non c’è più. La stessa creator, sotto i commenti agli altri video che chiedono spiegazioni, risponde che TikTok l’ha rimosso e che ha fatto ricorso contro la decisione. Ma, dettaglio interessante, nonostante le ripetute domande dei follower non dice mai il motivo per cui il video è stato rimosso.
Provo a chiedere a un contatto di TikTok. Il team di moderazione è a Dublino, non danno mica informazioni di questo genere, l’unico a cui rivelano i motivi è il proprietario del video stesso. Ma quel video in fondo ha violato le guidelines di TikTok. Inizio a scartabellarle, l’ipotesi principale è aver violato il Capitolo Privacy. «Non sono ammessi contenuti che includano informazioni personali che possano creare un rischio di stalking, violenza…».
Eccolo qui, forse, il motivo. Quel video potrebbe includere informazioni personali (in questo caso il volto) che di fatto ha creato un rischio di stalking e violenza nei confronti delle tre ragazze.
E insomma, il video social per cui ci eravamo indignati così tanto sui social, secondo il social non deve stare sui social.
3 maggio 👉 Manhoor rimette il video
Manhoor non ci sta. Pensa che questa sia una battaglia contro il razzismo. E così, in barba a ogni decisione di TikTok, reposta il video buttato giù. La caption è lunghissima e a mio avviso piuttosto incoerente.
«Riposto questo video perché ho il diritto di condividere la storia con le mie parole».
In realtà non lo sta facendo solo con le parole - cosa per cui ovviamente ha il diritto - ma con i volti di persone che non hanno acconsentito a essere riprese.
Quindi, ci invita a non bullizzare le ragazze:
«Chiedo di non condividere informazioni personali delle ragazze o di bullizzare nessuno […] Questa vicenda non è più su queste singole ragazze».
A mio avviso, un capolavoro di incoerenza per due motivi: perché è stata lei per prima a invitarci a «trovarle e farle vergognare» e perché questo invito a non condividere informazioni delle ragazze accompagna un video da lei postato che mostra i volti delle ragazze!!!
Quindi, continua: se questa vicenda non è incentrata sulle singole ragazze, è incentrata sulle loro «comunità, affinché le rendano responsabili e le facciano imparare», magari attraverso una sorta di «community service or educational training». Tutte cose che in un Paese civile però vengono decise da un giudice dopo apposito processo e precisa denuncia, mica sulla base di un’ondata social.
E infine il capolavoro:
«Quanto al fatto che io avrei rovinato le vite di queste ragazze, a quanto ne so non hanno sofferto alcuna conseguenza, a parte il fatto che hanno disattivato/reso privati i loro account social».
Tutto giusto, a parte essere riprese senza consenso, ritrovarsi il volto visto da milioni di persone, insultate e minacciate da migliaia di persone, e tanto altro (tra l’altro, se non hanno avuto conseguenze, non si capisce perché lei stessa ci stia invitando a non bullizzarle… che bisogno c’è di invitare qualcuno a non fare qualcosa che non ha fatto?).
Lo sputtanamento non è empatia
La chiusa è una citazione: «Se ho acceso qualche luce sul razzismo, citando Malcolm X: solo gli errori sono stati miei».
A me spiace. Ma Manhoor e questa vicenda non c’entrano niente con Malcolm X, Martin Luther King o qualsiasi altro vero attivista.
C’entrano con l’indignazione, la comprensibile rabbia e la comprensibilissima voglia di vendetta tramite terzi.
Il video e la sua pubblicazione non violano soltanto le guidelines del social, ma i principi di civiltà a cui dobbiamo attenerci per rendere i social, e le nostre vite, un po’ più significative e nobili di quello che lasciamo vedere in polemiche come queste.
Sono regolette che ci insegnano a distinguere le cose che vanno distinte:
Lo sputtanamento non è empatia.
Il linciaggio non è giustizia.
L’insulto non è solidarietà.
I principi che sbandieriamo o valgono per tutti - pure per gli stronzi - o non sono principi.
Sono armi di clan.
💡 Cool Creators
Chi è 👉 Mad Ang, un metallaro statunitense.
Che numeri ha 👉 47k su Youtube.
Cosa fa 👉 Video di reaction di lui che sente delle canzoni non metal.
Perché mi ha colpito 👉 Perché è furbissimo a trovarsi le nicchie per nazionalità. Nei video ascolta per esempio un sacco di canzoni italiane (non certo conosciutissime in Usa), come La Cura di Battiato o Il testamento di Tito di De André. E così si va a prendere pubblici nuovi in altre nazioni.
🙌 Pezzi belli belli
Perché sposerai la persona sbagliata. «Marriage ends up as a hopeful, generous, infinitely kind gamble taken by two people who don’t know yet who they are or who the other might be, binding themselves to a future they cannot conceive of and have carefully avoided investigating». Uno degli articoli più letti della storia del New York Times. Da non leggere se siete in fase post-rottura.
🏜C’è questo popolo che da oltre 30 anni è in fuga, nel deserto. Un approfondimento sul popolo dei Saharawi, con delle foto stupende.

👩💻 Uhh, dice che il lavoro da casa non è detto che ci faccia meglio. Ha a che fare con la sedentarietà, e il nostro corpo che in fondo non cambia da 300.000 anni.
🇺🇸 Una cosa che avevo notato quest’estate: San Francisco è deserta. E il New York Times la racconta benissimo.
⚒ Tools & How-to
Mymind è un Second brain interessante. Un’app per stoccare come appunti le ispirazioni mentre surfiamo in rete.
Massì, facciamoci altre
Tanto lo so che fate decine di liste. Quest’app vi può essere utile per mettere ordine.
💵 Work
Mysecret Case cerca un Content creator.
Hays pure.
Havas un Digital media expert.
Iapwe vuole un Writer.
B-Key un Content specialist.
A giovedì!
Mi piace leggerti perché non ci sono contenuti banali ma temi che ci toccano tutti scritti in maniera semplice,
Diretta e analizzati da una generazione che li vive.
Ciao Francesco! Segnalo che l'offerta di lavoro di IAPWE, come anche indicato da Alberto Puliafito nella newsletter The Slow Journalist (Slow News), pare essere uno scam! https://medium.com/@bonnyalbo/yes-iapwe-is-a-scam-heres-how-it-works-3dbcaa88daa7