C'è quest'app che mi ha colpito
Promette di unire Discord, Zoom e Clubhouse. E si fonda sulla creazione di community di appassionati
E ben ritrovati/e!
Qui tutto bene. Ieri sera abbiamo fatto un incontro con Antonio Losito e Beppe Sala, dal titolo «Social e politica»: qualcosa di fantastico. Continuo gli eventi sulle elezioni con Pov, il ciclo di incontri che ho organizzato con lo spazio 21Wol. Parliamo di un tema che mi sta parecchio a cuore:
Digital Activism, come i social stanno cambiando l’attivismo
Con Cathy La Torre e Giovanni Mori di Fridays for Future.
🗓 mercoledì 21 alle 19
📍 21Wol, via Enrico Noe 23, Milano
E ora, cominciamo!
Nuova puntata dei nostri approfondimenti su come stanno cambiando i social. Mettiamo in fila alcuni pezzi:
C’è questa TikTokizzazione di internet;
Se ci fate caso, ormai nessun social si chiama social. TikTok si chiama «piattaforma d’intrattenimento»; Snapchat «camera company»; BeReal «non un altro social»; Meta una «metaverse company»;
Già durante la pandemia ho parlato del ritorno dell’Appointment internet. Una forma di internet in cui le esperienze sono simultanee e condivise (Zoom, Discord, ecc.) anziché unicamente personali (feed);
Una ricerca di PewResearch dice che l’unica categoria anagrafica che ha perso lieve interesse per i social è quella dei 18-29enni, che sono in cerca di spazi dove avere conversazioni positive e poco rumorose con persone che hanno le loro stesse passioni.
Di tanto in tanto emergono quelli che io chiamo i Social pop-up. Vedi BeReal o ClubHouse.
Ora, c’è una nuova piattaforma che mi ha particolarmente colpito: si chiama Geneva.
Geneva è un app che promette di unire Discord, Clubhouse e Zoom.
Come si usa. Non è di immediato utilizzo, tutt’altro. Scarichi l’app, vi accedi inserendo nome, cognome e numero cellulare; quindi, un po’ come Telegram, devi lavorarci un po’ per cercarti le «Home» che ti interessano. L’architettura ricorda molto Discord, ma la grafica è parecchio più piacevole.
Cosa sono le «Home». Le Home sono delle landing page tenute da un host che mettono in contatto persone appassionate di un determinato tema: ambiente, libri, sesso, e così via. C’è la stanza di due autrici di podcast Sea moss girglies per scambiarsi consigli culturali e riflessioni personali. Quella di August, startup di prodotti per il ciclo mestruale per scambiarsi racconti di esperienze. O quella degli attivisti ambientali.
Dentro la «Home», le «Rooms». All’interno di ogni Home ci sono poi le stanze. Una stanza per le live video, una per le live audio, una per chattare, una per i messaggi privati e così via. Da qui la promessa di un’app all-in-one, che ti permetta di interagire con la tua community con la voce, il volto o il testo.
La storia di Geneva. L’app è stata fondata nel 2019 a New York da John Hauser. L’uomo voleva creare una tecnologia gradevole per aiutare i ragazzi della GenZ a creare comunità digitali basate sulle passioni.
Perché si chiama Geneva. Il nome - un po’ altisonante - viene proprio dalla Convenzione di Ginevra stilata dopo la seconda guerra mondiale. Perché come quella ha contribuito a migliorare il mondo, «Geneva vuole contribuire a migliorare internet», sviluppando conversazioni positive.
Come sta andando. L’app ha debuttato nel 2021, disponibile per cellulare e Mac, ha raccolto 22 mln $ e ha triplicato gli utenti da inizio anno. Non ho trovato cifre in numeri assoluti, ma credo siano ancora molto bassi. Una delle stanze più popolari Usa che avevo visto non superava i 2-3 mila utenti.
Perché è importante. È probabile che Geneva si riveli l’ennesimo fallimento (l’installazione è articolata, la user experience è a volte frustrante e mancano contenuti). Ma la sua promessa e perfino il suo naming possono essere esemplificativi di un possibile nuovo trend delle piattaforme (anche più grandi). Ovvero quello di piattaforme che creano «Case».
Provo a spiegarlo in una frase:
Nel futuro potremmo trovarci sempre di più Case digitali accoglienti, articolate in stanze, a loro volta articolate in angoli privati, che avranno i loro padroni di casa (creator, brand, semplici appassionati), e al cui interno persone in cerca di disintossicazione dal rilascio di dopamina da like e follower possano avere interazioni libere da shitstorm, troll e condizionamenti dell’algoritmo, assieme ad altre persone che condividano la loro stessa passione.
Ecco, la promessa di questi spazi (remember Facebook Spaces?) al momento mi sembra questa: creare community cool, partendo sempre - anziché dagli amici o dalle adulazioni - dalle passioni.
🙌 Pezzi belli belli
🙋♀️ Un altro capolavoro dei miei miti di Pudding: la stand-up comedy, spiegata.
🧘♀️ 5 cose che avrei voluto sapere prima. «Caring is a choice, not a feeling».
🧶 18 consigli non banali su come diventare imprenditori creativi. «Everything you create is too long».
💃 Una stripper sotto copertura. L’Arizona. Un terrorista da catturare. Che storia fantastica. Sentite solo l’attacco: «Rebecca Williams always dreamed of fighting crime like her father, who was a cop and a Baptist minister. But in her early 20s, she found herself dancing at a rundown strip club»
⚒ Tools & How-to
Che sito stupendo: tu digiti una frase, lui ti trova la scena di un film in cui è stata detta.
11 app per Mac che devi avere.
Un bel thread sul brand personale. Che è dato dalle cose su cui ti fai il mazzo, più che da quelle che dici.
Napkin è un tool per collezionare pensieri trovati online.
💵 Work
Generali cerca un Head of content per la sua Fondazione.
Experis un Freelance.
Omnicom un Digital planner.
Oliver James un Web lead.
Le Fonti un Copywriter.
È tutto!
🗓 Per chi è a Milano ci vediamo il 21 settembre!
Condividi questa puntata di Digital Journalism!
mio figlio, 20 anni, è abbastanza d'accordo con la tesi che esponi, lui per esempio usa parecchio redd.it che non citi, ma sembrerebbe similare a Geneva. Anche Redd.it in Italia comunque non ha avuto tanto successo direi.