Il Ronaldo delle newsletter
Chiacchierata con Casey Newton a proposito di giornalismo e Creator economy
Ben ritrovati/e!
Scrivo questa newsletter dal Cafè Trieste di San Francisco, in uno dei miei giorni più belli dell’anno. Sono qui a fare 10 giorni (pochi) di smartworking. Ho fatto un carino Instareportage dal più grande acceleratore di startup del mondo.
E poi ho chiamato il mio mito personale e gli chiesto un’intervista. Eccovela qua, con tanto di foto boomer!
Nella vita voglio fare Casey Newton.
Ogni mattina Casey Newton si alza non prima delle 8 e va a prendere il caffè da Spike's Coffees.
Dopo colazione inizia a lavorare nella sua casa nel centro di San Francisco.
Senza troppe distrazioni e videocall, scrive la newsletter più di successo del mondo da inviare a 70 mila persone: Platformer, approfondimento sulla Silicon Valley che sforna scoop e inchieste come La vita orribile dei moderatori di Facebook o Il disastro di Medium.
Finisce alle 17 (il venerdì non lavora neppure) e continua la sua vita in scioltezza: tra le altre cose, gioca ai videogames, fa «poca palestra», sperimenta in cucina, partecipa con la sua squadra a sfide di improvisation comedy e beve «pesantemente» al Moby Dick, il suo bar preferito dove ci incontriamo per bere una birra.
E soprattutto, Casey Newton non se la tira per un cazzo. Perché è uno che ha faticato, e sa cos’è la gavetta.
Come quando ha lavorato i primi 8 anni a scrivere di cronaca bianca nei giornali locali dell’Arizona. «Bisognava coprire l’attività del sindaco. Avrei scritto di qualsiasi cosa ci fosse bisogno».
✏️ La sua storia
Come finisci a scrivere di tech?
«Nel 2010 mi chiama un ex collega dell’Arizona Republic diventato editor del San Francisco Chronicle. Cercavano un tech editor e mi chiamò. Accettai subito».
Avevi già scritto tanto del tema?
«Zero. Ma sono appassionato di hardware da sempre, sin da quando assemblavo pc».
Dopo sei passato a The Verge. Eri inviato di punta, curavi la loro newsletter, eri a posto. Cosa ti ha convinto a lasciare tutto e sbarcare da solo su Substack per lanciarti con la tua newsletter personale?
«Nel 2020 mi ritrovo senza più una redazione e posti in cui essere inviato. E mi accorgo che tutto sommato il mio lavoro consiste nel digitare delle mail al computer. Inizio a chiedermi se ho davvero bisogno di essere dipendente da una società per farlo. E se esserlo giustifica anche i termini di esclusiva che ho».
Così dici ciao a The Verge e sì a Substack. Che cosa ti offre Substack?
«Un designer, assistenza medica ed eventuale assistenza legale. In cambio trattengono il 10% dei miei introiti tramite la newsletter».
💰 La monetizzazione
Ecco, parliamo di introiti. Quanto guadagni ora?
«Preferisco non dirlo. Ma molto di più di quanto guadagnavo prima».
Spara qualche numero.
«70 mila abbonati non paganti. E qualche migliaio di abbonati paganti».
L’abbonamento costa 10$ al mese. Significa «qualche migliaio» di $ al mese soltanto tramite la newsletter. Chi sono gli abbonati?
«Per la maggior parte lavoratori della Silicon Valley».
Quanti sono quelli che si disiscrivono?
«Circa il 3-4% al mese. Molti fanno l’abbonamento per leggere una singola puntata che gli interessa, e poi si disiscrivono».
Hai collaboratori?
«No, ma voglio assumere un assistente a breve».
Quanto tempo ti prende la newsletter?
«Non troppo, alla fine si tratta di scrivere un buon approfondimento quasi ogni giorno. E soprattutto di farlo senza distrazioni e piccole task mangiatempo tipiche di quando sei in redazione».
Secondo te saremo più o meno disposti a pagare per prodotti d’informazione?
«Saremo più disposti a pagare. La Gen Z è abituata molto più di quella precedente a pagare per le persone di cui si fida. Compra merchandise dagli Youtuber, acquista subs dei Twitcher, dà mance ai Tiktoker».
🗞 Il futuro del giornalismo
E che fine faranno gli editori così?
«Credo che le redazioni più grandi diventeranno sempre più grandi. E le più piccole ancora più piccole, composte da circa 2/3 persone. Axios ha appena aperto una redazione per una newsletter a San Francisco. Sono in due persone».
Come promuovi la newsletter?
«Mah, gli unici picchi di iscrizioni li vedo solo in caso di una puntata che diventa virale e viene particolarmente condivisa magari su Twitter, ma nulla di più».
Ma infatti vedo che a parte Twitter non usi professionalmente altri social.
«Il punto è che le newsletter sono alternative ai social. Nascono da un’esigenza non soddisfatta dai social».
Approfondiamo.
«I social si stanno TikTokizzando. Quando usi un social, la cosa più popolare viene da te in base all’algoritmo. Non hai bisogno neanche di seguire una persona. Quando usi una newsletter invece è una persona a venire da te, una persona di cui ti fidi e che scegli di seguire. La mail è il mezzo con cui io posso entrare all’interno di un feed delle persone».
Però mica tutti riescono a campare con la loro newsletter.
«Vero. Ma la newsletter è una piattaforma che permette di monetizzare in diversi altri modi. Per esempio grazie alla newsletter sono diventato ospite fisso della Cnbc, ho un accordo di syndication con The Verge, partecipo a conferenze e ho appena firmato un accordo per fare un podcast settimanale per il New York Times».
🤟I suoi consigli
Che consigli daresti a chi vuole provarci?
«Trova una tua nicchia. Ormai deve essere molto specializzata. Non basta più dire: “Faccio una newsletter sul tech o sull’ambiente o sulla palestra”. Bisogna dire: “Faccio una newsletter dedicata ai workout specificatamente pensati per le donne”.
Incentrala su un argomento che secondo te tra cinque anni sarà ancora più importante. Se dovessi sceglierne uno oggi, per farti capire, sceglierei le sostanze psichedeliche. C’è una liberalizzazione in atto, sostanze come i funghi o la ketamina saranno sempre più importanti.
Fai un patto con il lettore, e rendilo migliore nel suo campo.
Qual è il tuo patto?
«Caro lavoratore della Silicon Valley, immagino che vuoi sapere cosa sta avvenendo nel tuo mondo. Io leggo tutto per te, raccolgo le informazioni essenziali per te, le analizzo, te le spiego, e ogni settimana te le presento. Ti faccio risparmiare tempo e ti porto tutto in una mail. Alla fine è sempre quello, che si tenta di fare: buon giornalismo».
Che app particolari usi?
Qual è il miglior consiglio che ti hanno dato in carriera?
«Se non sai come iniziare a scrivere un pezzo, scrivi una frase qualunque mettendo assieme due o tre parole chiave. Fa niente se fa schifo, intanto inizia. È 1.000 volte più facile editare una frase schifosa che iniziarne una perfetta».
E se potessi dare un consiglio a te più giovane, cosa diresti?
«Non affannarti a cercare le curiosità delle persone, coltiva la tua. Non scrivere una storia, scomparire e tornare con un’altra diversa. Incentra il tuo lavoro sulle storie che ti ossessionano, che ti incuriosiscono, a cui pensi mentre sei sotto la doccia o a cena. Coltiva quell’ossessione. Ti divertirai molto di più. E credimi, chi ti legge, se ne accorgerà».
🙌 Pezzi belli belli
✨ Come fai a descrivere questa immagine per i non vedenti? La bellezza delle descrizioni delle immagini del Webb Telescophe scritte dal team della Nasa. Poesia
🎤 20 domande che faccio a un artista per decidere se lanciare la sua carriera. «Have you planned your live show to be different to the 1000 other artists making similar music to you?».
🎼 Altro che Despacito. Il brano più virale di tutti.
📲 Disintossichiamoci dalla dopamina che ci danno i cellulari.
⚒ Tools & How-to
Un sito per lavorare ascoltando Lofi con tanto di immagini ispirazionali.
Un bel modello Excel per controllare quanto spendete.
Il principio 80/20 per migliorare la tua vita, spiegato bene.
Walling è un muro virtuale per appendere le vostre idee.
💵 Work
Mentor & Faber cerca un Content creator.
Bcube un Copywriter.
L’Erbolario anche.
La penna del web vuole un Web editor.
Arcadia pure.
Daje.
🗓 Per chi è a Milano il 7 settembre ci vediamo a parlare di giornalismo qui!
Ditemi cosa ne pensate di questa intervista e che stimoli vi ha dato, sono curioso!
Il contenuto su creator economy e newsletter che cercavo. Coltiva la tua passione & make your passion your paycheck. Poi con un titolo così non poteva che essere vincente. Grazie della condivisione Francesco. Onwards
Grande intervista Francesco! Mi colpiscono due affermazioni:
Fai un patto con il lettore, e rendilo migliore nel suo campo.
Non affannarti a cercare le curiosità delle persone, coltiva la tua.
Per niente scontate!
È sempre un piacere leggerti!