Se tanto ti risponde l'AI, chi clicca più?
Negli ultimi mesi il traffico dai motori di ricerca è calato del 15%
E buongiorno!
📍Vi scrivo da Roma, sempre bello stare qualche giorno qua. Vi condivido la mappa dei bar per lavorare a Roma.
📍Venerdì pomeriggio vediamoci all’Università di Parma, oppure a quella figata del Festival di Learnn!
📍 Il 5 giugno invece faremo Storie di Canzoni Live al Festival di Future proof society a L’Aquila.
E ora, partiamo!
C’è questo grafico di Axios che mi ha parecchio colpito, e che ho «italianizzato» qui sotto.
Racconta come il flusso di utenti che dai motori di ricerca tradizionali arriva sui siti d’informazione stia registrando un declino.
Da maggio 2024 a febbraio 2025, i più grandi siti news statunitensi hanno registrato un calo del -15% del traffico proveniente da Google.
In termini assoluti, ogni singola testata ha perso -800.000 visite mensili provenienti da Google, passando da 5,3 mln a 4,5 mln.
Nello stesso periodo, i referral dai chatbot di ricerca basati su AI (ChatGpt, Gemini e compagnia bella) sono aumentati vertiginosamente: +2.100%.
Tranquilli tutti, perché tanto il traffico che prima facevamo con i motori di ricerca lo faremo con i motori AI? Mica tanto, perché se guardiamo alle cifre in termini assoluti stiamo parlando di due grandezze imparagonabili.
I motori di ricerca AI hanno portato ai 500 siti Usa appena 6 milioni di visite a febbraio 2025. I motori di ricerca tradizionali? 2,3 miliardi: 400 volte tanto!
Prendiamo altri dati: in un mese il New York Post ha ricevuto 760 mila visite da ChatGPT, The Guardian 730 mila. I dati mostrano un forte trend al rialzo per i referral AI, che però difficilmente rimpiazzerà il traffico perso da Google.
🔎 L’impatto di Google Overview
Non è solo una questione di penetrazione della tecnologia, ma di induzione dell’utente al clic.
Quando parliamo di referral AI, per adesso parliamo principalmente di quei link che il motore AI ti propone in basso - sotto la risposta da lui generata - invitandoti a cliccare qualora volessi approfondire.
E, vista la qualità sempre più alta delle risposte generate dall’AI, sempre meno persone sentono il bisogno di cliccare sull’articolo consigliato dal ChatGpt di turno per approfondire.
Se guardiamo il grafico, notiamo un netto calo dei referral da ricerca a maggio 2024, mese in cui Google ha iniziato a droppare AI Overview. Si tratta di quelle risposte generate dall’intelligenza artificiale e poste in cima ai risultati.
Sono una normale evoluzione della strategia dei motori di ricerca, sintetizzata alla perfezione in uno slogan di Google alla sua Developer conference del 2024:
«Let Google do the Googling for you».
Tradotto: lascia che sia Google a Googlare per te. Fidati di noi, saremo noi a navigare tra i vari risultati di ricerca, a sintetizzare e restituirti in maniera precisa, efficace e veloce l’informazione che hai cercato.
🔗 L’agonia del clic?
Risultato: risposta sempre più soddisfacente e graduale crisi del link.
Secondo una ricerca di Ahrefs - quando ci viene proposta una risposta con un sistema AI, le nostre probabilità di cliccare sul primo risultato della ricerca di Google si abbassano del -34,5%.
Google sostiene un’ipotesi complementare: secondo il CEO Sundar Pichai, gli utenti sarebbero «più propensi a cliccare un link presentato all’interno delle anteprime AI» rispetto a un normale risultato, perché percepito come di più alta qualità. La responsabile Search Liz Reid ha parlato di «clic di qualità più alta» generati dalle risposte AI.
Insomma: molti meno clic, ma più preziosi.
O girandola in una visione meno ottimista: clic più preziosi, ma infinitamente meno.
😱 Come rispondono gli editori
Di fronte a queste tendenze, i publisher corrono ai ripari su più fronti e con varie strategie.
C’è chi si interroga se ottimizzare la propria scrittura per essere citato dai motori AI
C’è chi sceglie la linea dura e blinda i propri contenuti dalle intelligenze artificiali, bloccando lo scraping dei motori AI (una tendenza apparsa più nel 2023)
E c’è chi sceglie il dialogo e gli accordi commerciali con le aziende AI
A partire dall’estate 2023, diversi editori hanno siglato partnership con OpenAI, di diverso tipo. Uno dei primi è stato Associated Press: ha concesso a OpenAI l’accesso a parte del suo archivio di notizie per addestrare GPT, in cambio di un compenso (non divulgato) e dell’accesso privilegiato alla tecnologia AI
Poi sono arrivati Axel Springer, Condé Nast, Bloomberg, The Guardian.
💰 Cosa ci dice l’accordo del Washington Post
L’ultimo accordo in ordine di tempo lo ha fatto il Washington Post lo scorso aprile. «Nell'ambito di questa partnership, ChatGPT mostrerà riassunti, citazioni e link ai reportage originali del Post in risposta a domande pertinenti», si legge nel comunicato della partnership, di cui non sono stati resi noti i termini economici.
Il Post metterà a disposizione a OpenAI «informazioni affidabili e concrete su argomenti complessi o in rapida evoluzione». ChatGPT invece «metterà in risalto il giornalismo del Post su politica, economia, tecnologia e altro ancora, sempre con attribuzione chiara e link diretti agli articoli completi».
Come nota Digiday, i termini dell’accordo del Post sono sintomatici di un cambiamento in atto del focus degli accordi.
Se fino a pochi mesi fa gli editori - quando andavano a trattare con OpenAI - si concentravano sul vendere dati per il training degli LLM, oggi si concentrano più sul garantire visibilità e link nelle risposte AI.
Gli editori non vogliono più restare in ombra dando in pasto a ChatGPT i loro pezzi. Voglio assicurarsi di essere presenti – e ben citati – nei nuovi motori AI.
Basterà questo a compensare le perdite pubblicitarie dovute al calo di traffico? No, e di questo tornerò a parlarne.
Intanto il mio bro Casey Newton dice:
«La buona notizia è che Google sta ancora lavorando per valorizzare i siti web reali, pure se la sua AI sta gradualmente riducendo la necessità di visitarli.
La cattiva notizia? Solo perché mostri a qualcuno un sacco di link, non significa che poi li cliccherà».
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😱 L’immagine che vedi non è vera, è «solo» la nuova AI di Google
😭 C’è questo Reddit strano ma per alcuni commemorativo che raccoglie le ultime foto scattate alle persone
😡 Criticarono Musk su X. Hanno visto crollare la loro reach su X… Coincidenze? Questo non creto
🥵 Uscivi dall’ufficio, attaccavi il walkman e staccavi veramente. Forse dovremmo tornare agli anni 90
💰 Come lavorano forse i Creator più bravi al mondo
🤔 Ricerca interessantissima del Pew Research Center: cos’è una news oggi?
💔 «Fact checka la tua versione dei fatti». 6 consigli su come venir fuori da un ghosting senza incaponirsi
🚀 Non serve più essere produttivi: che sia l’inizio dell’era della creatività?
❌ Stanno nascendo le Echo Chamber 2.0: ChatGPT che ci dice sempre quanto siamo bravibellibuoni è un problema
😴 Questa ragazza ha addestrato l’algoritmo di TikTok perché le mostri video surreali in modo da farle sembrare di star sognando
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Di cosa parla ✍️ Delle zone più calde del mondo, dal fiume che divide Grecia e Turchia al confine tra Ucraina e Finlandia
Perché lo consiglio ✌️ Perché in questi tempi di complessità geopolitica serve qualcuno che metta ordine
Un passaggio bello 📝 «Cos'è quindi un confine? È qualcosa che prima o poi porterà alla violazione dei diritti umani, in un modo o nell'altro»
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«Tutte le emozioni sono utili per scrivere, tranne l’amarezza». 28 verità brutalmente oneste sulla scrittura
«La prima cosa che bevi non deve avere caffeina». 15 micro-abitudini utili per alzarti meglio la mattina secondo gli esperti
Le 100 app AI più usate, così
✍️ P.S.
I 3 link più cliccati della scorsa puntata sono 1) quello che ti apre la vista su un posto del mondo a caso 2) il tool gratis per gestire progetti 3) la raccolta di titoli e headline di marketing geniali
E ciao!
Molto interessante. Mi pare che il caso specifico riassuma tutto il potenziale e tutto il preoccupante della IA.
Da un lato, direi che i “padroni” delle varie IA apparentemente hanno tutto l’interesse a non far morire i propri fornitori di notizie. Dall’altro temo che tra poco se li compreranno…
Inoltre, gli articoli dei media tradizionali sono già sintesi e interpretazioni delle notizie. Se ci aggiungiamo un ulteriore livello di sintesi e interpretazione, magari anche solo nelle “sfumature”, ma quasi certamente non “neutro” e disinteressato ne esce un prodotto che potremmo forse definire iperprocessato, come quei cibi ritenuti dannosi per la salute.
Forse, è giunto il momento di abbandonare metriche come il CTR e concentrarsi su citazioni e branding.