Ecciao!
Qui tutto bene, Closer va avanti e dà soddisfazioni.
Sto lavorando a un po’ di eventi, intanto mi preparo a un po’ di smart da New York 🇺🇸 grazie mille per i consigli arrivati in questi giorni. Questo weekend sono al festival Once upon a place 🎙️ in Sardegna, se ci siete vediamoci!
Oggi parliamo di Intelligenza Artificiale, perciò ne approfitto per droppare Scomplicalo AI, il mio podcast in cui racconto l’Intelligenza artificiale!
✍️ Vita e morte di un sito brillante
The Hairpin era un brillante sito dedicato ad approfondimenti di società. Fondato nel 2010, ha lanciato firme come Jazmine Hughes (New York Times) e la fantastica Jia Tolentino (leggete il suo Trick Mirror, librone).
Brillante scrittura, spunti intellettuali, pezzi con tagli originali, nessuna corsa ai click. Nel 2018 davanti alla crisi della pubblicità, è costretto a chiudere.
Adesso, però, è stato riportato in vita. È stato riempito di articoli generati dall’Intelligenza artificiale, trasformato in una fabbrica sforna-url di bassa qualità e acchiappa click: Cosa significa quando ricordi i tuoi sogni, 8 tips per sfogarti con i tuoi amici, Cos’è la holiday blues.
I pezzi sono firmati da nomi generici maschili, che non appartengono a persone reali.
💰 L’uomo che ha comprato 2.000 siti
Incuriosita da cosa fosse successo, la giornalista Kate Knibbs di Wired ha rintracciato il nuovo proprietario del sito.
Si chiama Nebojša, è un dj serbo. Ogni giorno compra nuovi siti, a oggi oltre 2.000, tutti ben indicizzati su Google, e li resuscita infarcendoli con articoli generati dall’AI.
È stato ingolosito dall’ottimo posizionamento dell’originale Hairpin (che appunto, essendo di qualità, era molto linkato da altri siti) e così ha comprato il dominio che ormai era scaduto.
Sì, nel futuro dei siti dovremo porci il problema dell’eredità dei domini, visti i pescecani pronti ad appropriarsi di domini con un passato illustre.
Ora, potete immaginarvi la rabbia delle ex giornaliste di Hairpin, che si sono viste anni di lavoro spazzati via da questo scempio qua.
🧠 I siti resuscitati con l’AI
Il punto è che Hairpin è solo la spia di un fenomeno che vedremo sempre di più: siti di qualità morti e resuscitati in forma di click farm, in un futuro in cui il web sarà fatto per il 90% di contenuto AI.
Come ho detto in passato, l’AI è già qua. Possiamo usarla in due modi. Il primo è il modo vecchio, questo.
L’errore che rischiamo di fare con l’AI è quello che abbiamo già commesso negli anni 10. Quando con l’arrivo del digitale nelle redazioni, trasformammo i giornali in fabbriche sforna-url: una serie di articoli scritti spesso con sciatteria o con metodi come il clickbait per intercettare nuovi pubblici nel mare della rete.
Allora vennero usati i giornalisti sottopagati, oggi saranno usate le macchine.
Il secondo modo è quello di sfruttare l’AI per avere un’informazione sempre più approfondita, personalizzata e internazionale. E usarla per fare meglio quello che già facciamo. Oppure, ancora meglio, per fare cose che ancora non facciamo.
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L’inchiesta del NYT è una delle cose migliori e più belle che potessero esserci.
Usare l’AI per fare informazione approfondita sarebbe il modo giusto di usare l’AI, tuttavia l’AI non è in grado (per ora) di garantire la veridicità delle informazioni nè la certezza delle fonti, al massimo può servire a elaborare brevi su dati.