Ecciao!
Allora ieri serata stupenda a Milano, dove abbiamo fatto Storie di canzoni Live in un evento dedicato alla celebrazione dell’Europa.
Per il resto tutto ok, maggio mese pieno di begli eventi e sto lavorando per farmi un sito decente. Vediamo come viene
Allora, oggi parliamo di un tema delicatissimo. Daje!
25 maggio 2020, la morte di George Floyd, l’esplosione del movimento Black Lives Matter.
Le più grandi aziende del mondo si precipitano a versare soldi a favore di organizzazioni contro il razzismo, organizzare corsi interni sulla diversity e ad assumere nuove figure per creare i team Diversity & Inclusion. La parola diventa buzzword e materia del contendere politico.
Ma 4 anni, un elezione Usa e un’ondata di licenziamenti dopo, che fine hanno fatto quelle persone assunte?
C’è questa inchiesta nata da una collaborazione tra Revelio Labs, Washington Post e Reuters, secondo cui al primo segnale di crisi economica i primi posti a essere fatti fuori siano stati proprio quelli dei lavoratori assunti poco prima per occuparsi di D&I.
🏃 2024, la corsa dalla Diversity
Le ondate di licenziamenti nelle aziende tech degli scorsi mesi, si legge nell’inchiesta, hanno colpito in proporzione molto di più i lavoratori del settore D&I rispetto agli altri.
Negli ultimi 6 mesi sono state lasciati a casa 300 figure D&I. «Meta, Tesla Lyft e X hanno ridotto le dimensioni dei loro team D&I del -50%», scrive il Washington Post.
«L’attrition rate (il tasso di abbandono volontario o meno del posto di lavoro) dei lavoratori Diversity & Inclusion è praticamente il doppio degli altri lavoratori»
«Aziende come Amazon, Twitter e Nike hanno licenziato tra i 5 e i 16 lavoratori D&I ciascuno. Calcolando che la dimensione media dei team Diversity & Inclusion nelle aziende tech è di 3 persone, rischiamo di assistere allo smantellamento dei team completi».

🤦 Le cause
Le cause sono diverse. Da una parte la crisi economica che ha costretto le aziende tech a licenziare migliaia di lavoratori, lasciando a casa per primi però quelli della D&I.
Dall’altra parte, i team e la cultura del Diversity & Inclusion sono diventati oggetto del dibattito politico e simbolo della polarizzazione Usa.
Credo ancora oggi gran parte della polarizzazione Usa si sviluppi attorno a queste due visioni del mondo:
chi pensa che a pari opportunità corrispondano automaticamente pari risultati
e chi No
Da questa contrapposizione derivano shitstorm su Twitter, dibattiti nei campus universitari, «culture wars», almeno 65 leggi anti-D&I proposte negli ultimi mesi, «guru» di Youtube come Jordan Peterson o Ben Shapiro e persino i dibattiti attorno alle dimissioni della rettrice di Harvard Claudine Gay (prima nera a capo dell’università più prestigiosa del mondo), accolte dai repubblicani come «l’inizio della fine della Diversity & Inclusion».
📈 Il rischio di un’occasione sprecata
Ora, dopo quattro anni il rischio è di vanificare quel lavoro importantissimo fatto all’interno delle aziende. E di trattare i team D&I come un peso economico, da scaricare per primo in caso di crisi.
Oppure di ridurre «il nostro team D&I!!!» a una sequela di figurine e quote in stile manuale Cencelli da esibire in successivo comunicato stampa aziendale ai giornalisti.
Nah, personalmente credo che la presenza di team e valori Diversity & Inclusion all’interno delle aziende sia non solo necesssaria, non solo divertente ma pure utilissima per lo sviluppo di un’azienda e di una società.
Specie quando è intesa come lavoro di rimozione di qualsiasi ostacolo o pregiudizio alle opportunità delle persone. Quando è volano per un migliore futuro dei più meritevoli. Anche se diversi da noi, anche se di opinione.
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Gran bella newsletter ❤️ E ricordiamoci che D&I non serve a supportare solo una categoria di persone (in questo caso le persone di colore), ma tutti coloro che in qualche modo si sentono esclusi dall’ambiente lavorativo e/o dai colleghi. E questo mi sembra già un motivo più che sufficiente di tenere in vita questa branch delle aziende.
Vabbè, citare Ricky Gervais .. approvo! :)