Io, probabilmente sbagliando-non lo so- ho deciso di uscire da IG perché la polarizzazione costante su qualsiasi argomento mi ha messo in difficoltà al punto che stava influenzando il mio umore. E siccome ritengo di non essere quel tipo di persona , non sapendo come fare(no, con me non ha funzionato disinstallare l'app dal telefono e collegarmi solo da browser del PC) ho buttato via il bambino con l'acqua sporca. Penso che i social siano un mondo che apre infinite possibilità e che offra dei contenuti pazzeschi,, ma ultimamente non riuscivo a gestire l'algoritmo come avrei voluto,era lui a gestire me. Quindi ciao ciao Instagram, magari ne riparliamo tra un po', per ora mi tengo substack che mi sembra, per il momento, più adatto a me
Secondo me la dinamica va oltre il piano politico: è una questione legata ai social, e si ripete indipendentemente dall’argomento di cui si parla. Io mi occupo di graffiti e street art, non certo di temi "woke", eppure mi è capitato di sentirmi dire che sto dando visibilità a luoghi periferici che ora rischiano di cambiare. Che poi arriverà più gente, aumenteranno i prezzi, e sarà tutta colpa mia se quel posto semi-sconosciuto non resterà com’era.
Credo che il problema non sia legato alla sfera “woke”, ma al fatto che sui social sia diventato normale insultare chi fa qualcosa che, per un motivo o per un altro, non ti va bene. Gli insulti nei DM ormai sono la norma.
PS: è come se qualcuno ti insultasse perché, con le tue mappe dei caffè in cui lavorare in città, ora quei caffè si sono riempiti e lui non trova più posto. E, per tornare al tema dell’autocensura, io ho praticamente smesso di inserire bar, ristoranti e locali nelle mie mappe, e nei miei libri non li metto proprio...
Ma é proprio obbligatorio “twittare” su X o “postare” su Instagram?
Non si vive meglio senza social?
Non mancano le alternative né per scambiare messaggi con amici e conoscenti (escludendo gli sconosciuti) né per pubblicare contenuti interessanti rivolti a sconosciuti ma con modalità di fruizione meno demenziali.
Questa newsletter su substack è un bell’esempio.
Disertiamo i social e il 90% dei problemi menzionati nell’articolo, incluse le aberrazioni woke, scompariranno come per magia.
Io, probabilmente sbagliando-non lo so- ho deciso di uscire da IG perché la polarizzazione costante su qualsiasi argomento mi ha messo in difficoltà al punto che stava influenzando il mio umore. E siccome ritengo di non essere quel tipo di persona , non sapendo come fare(no, con me non ha funzionato disinstallare l'app dal telefono e collegarmi solo da browser del PC) ho buttato via il bambino con l'acqua sporca. Penso che i social siano un mondo che apre infinite possibilità e che offra dei contenuti pazzeschi,, ma ultimamente non riuscivo a gestire l'algoritmo come avrei voluto,era lui a gestire me. Quindi ciao ciao Instagram, magari ne riparliamo tra un po', per ora mi tengo substack che mi sembra, per il momento, più adatto a me
Bisogna dare meno peso ai commenti social. E’ la soft skill del giornalista moderno: senso di responsabilità, coscienza a posto e spalle larghe.
Francesco vedo un side project, da aggiungere alle tue migliaia di side project, che solo tu puoi mettere a terra:
"Un sogno: scrivi la città del mondo, lui ti mette tutti i bar più carini... (dove puoi lavorare)". 😀
ahaha un sogno
Secondo me la dinamica va oltre il piano politico: è una questione legata ai social, e si ripete indipendentemente dall’argomento di cui si parla. Io mi occupo di graffiti e street art, non certo di temi "woke", eppure mi è capitato di sentirmi dire che sto dando visibilità a luoghi periferici che ora rischiano di cambiare. Che poi arriverà più gente, aumenteranno i prezzi, e sarà tutta colpa mia se quel posto semi-sconosciuto non resterà com’era.
Credo che il problema non sia legato alla sfera “woke”, ma al fatto che sui social sia diventato normale insultare chi fa qualcosa che, per un motivo o per un altro, non ti va bene. Gli insulti nei DM ormai sono la norma.
PS: è come se qualcuno ti insultasse perché, con le tue mappe dei caffè in cui lavorare in città, ora quei caffè si sono riempiti e lui non trova più posto. E, per tornare al tema dell’autocensura, io ho praticamente smesso di inserire bar, ristoranti e locali nelle mie mappe, e nei miei libri non li metto proprio...
Ma é proprio obbligatorio “twittare” su X o “postare” su Instagram?
Non si vive meglio senza social?
Non mancano le alternative né per scambiare messaggi con amici e conoscenti (escludendo gli sconosciuti) né per pubblicare contenuti interessanti rivolti a sconosciuti ma con modalità di fruizione meno demenziali.
Questa newsletter su substack è un bell’esempio.
Disertiamo i social e il 90% dei problemi menzionati nell’articolo, incluse le aberrazioni woke, scompariranno come per magia.
L'incontro sembra essere il 16 Luglio ma in newsletter è riportato il 9 Luglio....
A parte questo, complimenti per la newsletter, come al solito interessantissima
Cavoli hai ragioen! Confermo che è il 16 luglio!!!