Ecciao! Qualche aggiornamento
🚨🚨🚨 Sto finalmente lavorando a un evento live di Digital Journalism! Un evento a Milano in cui parlare con un po’ di ospiti degli ultimi trend del giornalismo e dei social.
È una cosa a cui penso da tempo e finalmente mi sono deciso a metterci la testa. Per me non è facile, visto che dal punto di vista organizzativo sono pessimo, ma ci proverò! Perciò ho creato un sondaggio per capire un po’ di più le vostre esigenze e preferenze. Se rispondete mi date una grossa mano!
🍺 Vi scrivo dal bar, chiudo le ultime cose prima di partire mercoledì per New York! 🇺🇸 Grazie mille dei vostri suggerimenti, se ne avete altri continuate a scrivermi.
📅 Questo venerdì alle 12 sono su Radio Deejay a commentare i fatti del mese con Ale Cattelan. Sentiamoci
🎸 Questa settimana è morto il giornalista Ernesto Assante. Personalmente, da lettore, gli devo tantissimo: grazie a lui mi sono innamorato così tanto della musica e delle storie di canzoni. Se volete farvi un regalo, ecco qui un suo intervento in cui racconta l’ultimo anno dei Beatles. Bellezza pura, competenza e passione a livelli rarissimi, alla faccia di tutti i manganellatori social che passano le giornate a insultare online i giornalisti (scusate, oggi polemico, ma ogni tanto ci vuole).
E ora, partiamo!
Ma ve lo ricordate Twitch? Durante la pandemia era la nuova big thing, la piattaforma pronta a essere la tv della Generazione Z. Personalmente mi ero appassionato tantissimo e ci ho passato un sacco di serate pandemiche a guardarla.
📺 La tv della Gen Z
Nasce nel 2011 dall’idea di due ragazzi e viene comprata nel 2014 per un miliardo di dollari da Amazon, è come Youtube: solo per lo streaming. Una gigantesca piattaforma che ospita dirette create da ragazzi e ragazze nelle loro camerette sparse per il mondo. Nei primi anni, quasi esclusivamente sessioni di videogiochi. Durante la pandemia, di tutto: allenamenti, chiacchierate d’attualità, sessioni in cucina, concerti, tornei di scacchi, partite della Premier League, comizi politici.
Tra il 2020 e il 2021 le ore guardate sul sito aumentano del 45%. Tempo medio secondo alcune stime: 95 minuti. Ci sbarcano anche diverse testate e celeb.
💫 L’arrivo delle star
La parlamentare democratica Usa Alexandria Ocasio-Cortez si filma mentre videogioca e chiacchiera di politica con i suoi elettori, raggiungendo 500.000 spettatori. Il Washington Post inizia a portare qui alcuni suoi contenuti. In Italia ci sbarcano IlSole24Ore, Andrea Scanzi, Fedez, Alessandro Cattelan e Bobo Vieri.
📉 La crisi
3 anni dopo, però, la piattaforma pare scomparsa dai radar e in difficoltà.
«L’azienda ha cambiato CEO, perso molti dei suoi migliori creator, chiuso le sue attività in Corea del Sud (la capitale mondiale degli eSport) e annunciato due ondate di licenziamenti, l’ultima questo mese, che ha colpito oltre 1/3 della forza lavoro»
Per capire cos’è successo, il buon Ryan Broderick ha intervistato un botto di dipendenti ed ex dipedenti e ha sfornato un’inchiesta dettagliatissima. Il caso di Twitch è interessante per capire come alcune visioni non chiare portino aziende che hanno inventato un settore a finirci per lottare per sopravvivere.
Ecco alcuni motivi.
1️⃣ La user experience poco gradevole
Da utente concordo. Il principale problema di Twitch è una user experience pessima, poco chiara, piena di messaggini, grafiche confuse e diverse interfacce che - più che coinvolgerti - ti respingono, provocandoti ansia e paura di rimanere escluso dalla festa che vedi svolgersi davanti a te.
«La dirigenza non ha mai davvero capito il valore della UX e non ha mai fatto enormi investimenti», racconta un ex dipendente a Ryan Broderick.
2️⃣ I pochi investimenti nei video lunghi
Secondo alcuni dipendenti, dopo l’ubriacatura da pandemia, Twitch avrebbe continuato a fondare la sua offerta contenutistica sulle dirette streaming, senza valorizzare il prodotto che dalle dirette streaming derivava: ovvero migliaia e migliaia di video di lunga durata, che formavano un archivio enorme.
Al contrario, i concorrenti diretti di Twitch - YouTube, Netflix e TikTok - sono stati più scaltri nel valorizzare i video lunghi nel periodo post-pandemico (nel 2022 Youtube ha superato Netflix come più grande piattaforma di streaming tv): «La user experience per i nostri video on demand, invece, è rimasta parecchio triste».
3️⃣ Un target poco chiaro
Durante la pandemia l’identità di Twitch è cambiata: non più contenuti di videogiochi, ma contenuti sul mondo intero. Tutto molto bello.
«Ma dopo il 2022, nella società è emerso il dubbio identitario: siamo una società di videogiochi o una società di intrattenimento?
E la risposta a questa domanda è diventata solo più confusa negli ultimi anni».
Nel 2022 Twitch pare decidersi: torniamo al nostro pubblico originario, fatto di appassionati di videogiochi. Ma non funziona: «Gli streaming guardati più costantemente sulla piattaforma, secondo gli ultimi 12 mesi di monitoraggio dei dati del sito di terze parti Twitch Tracker , sono in gran parte commentatori di calcio in lingua spagnola, il che sembra indicare che Twitch potrebbe non essere nemmeno sicuro di chi lo stia più utilizzando».
4️⃣ La tossicità
A causa anche della presenza di diversi creator, con pubblici sempre più diversificati, a partire dagli anni ‘20 capita sempre più che la piattaforma veda scontri sempre più frequenti tra le diverse community, beccandosi accuse di tossicità e di mancanza di moderazione. Nel 2021, inizia a girare l'hashtag #ADayOffTwitch, per protestare contro l’odio presente sul social.
5️⃣ La fuga dei creators
In tutto questo, nel 2022 il numero di spettatori di Twitch cala da 24 mld a 21,5 mld di ore. «Ma alla fine di quell’anno, il rapporto già teso tra la piattaforma e le sue più grandi star cominciava a indebolirsi».
C’entra l’impegno quotidiano necessario ai creators per restare visibili, il rischio burnout, la mancanza di una qualche forma di vero archivio di contenuti. Tanta spesa, poca resa, per dirla volgarmente. Per questo molti creator iniziano a streamare sempre meno. Altri passano alla concorrenza.
«Non è chiaro se Twitch raggiungerà mai le dimensioni che avrebbe potuto essere. Il nuovo Ceo è andato online questo mese dopo i licenziamenti e ha ammesso che Twitch non è ancora redditizio».
❤️ Io speriamo che se la cavi
E insomma, io spero che Twitch si risollevi. Perché come avevo scritto la cosa che più mi piaceva era la sua lentezza. È nei suoi tempi, che precludono qualsiasi forma di artificialità tipica di social come Instagram e TikTok dove a essere capitalizzata è la performance del post. Le dirette lunghe giornate sono un modo micidiale per conoscere e connettersi veramente ai creators: impossibile restare in posa o tenere la voce impostata dopo tre ore di diretta. C’è il citofono che suona, la pausa per andare in bagno, il controllo dei messaggi su Whatsapp. In una parola, il cazzeggio condiviso, il cui valore abbiamo imparato ad apprezzare durante il lockdown.
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