E buongiorno!
Giornate un po’ frenetiche, sto lavorando tanto ma non mi dispiace.
🎧 In questo periodo mentre scrivo sto riascoltando parecchio Vasco: Jenny, Sally, Stupendo, Tu che dormivi piano.
Non so perché.
Ma so che quando non so cosa ascoltare, allora ascolto Vasco.
Magari in futuro farò un bel sondaggio con voi, per scambiarci un po’ di consigli musicali per lavorare.
📆 Questo sabato alle 10 facciamo un incontro al bar dello Iulm, parliamo di Social e informazione. Posti limitati, perciò registratevi qui!
E ora, partiamo!
In passato su questa newsletter abbiamo parlato di una potenziale polarizzazione delle piattaforme.
📲 I Recommendation media
Da una parte avremo sempre più Recommendation media.
Se nei social media i contenuti ci venivano proposti principalmente in base alle nostre relazioni sociali, nei Recommendation media ci vengono proposti principalmente in base alle raccomandazioni di un algoritmo.
TikTok, per capirci, il suo «Per te» e tutti quelli che gli stanno andando dietro. La TikTokizzazione di internet potrebbe consolidarsi nel 2023.
💰 Social sempre più «brandizzati»
Come ha scritto il New York Times questa settimana, i post in cui le persone aggiornano amici e familiari sulla loro vita sono sempre più rari.
Piattaforme come Facebook, TikTok, Twitter e Snapchat si stanno progressivamente «professionalizzando». Invece di vedere messaggi e foto da amici e familiari su vacanze e cene, gli utenti vedono sempre più contenuti professionali da parte di brand e influencer.
Da una parte avremo «social sempre meno social», fatti di esperienze personali, uniche, e chiuse all’interno di un’offerta contenutistica portata da un algoritmo.
Saranno spazi in cui le posizioni costruite sulle relazioni saranno sostituite da posizioni costruite sulle performance dei propri singoli contenuti. E saranno posizioni mediamente più fragili, liquide, imprevedibili.
Non a caso le Kardashian davanti alla Tiktokizzazione di Instagram hanno protestato come manco la Fiom-Cgil a Pomigliano).
👶 I nanosocial
D’altra parte avremo sempre la necessità di condividere le nostre passioni con altre persone, di avere conversazioni interessanti e pulite, scevre da tossicità e condizionamenti dell’algoritmo.
E per questo, credo, arriveranno altri spazi, più compartimentati e piccoli: chiamiamoli per ora nanosocial.
Qualche esempio:
Social come BeReal o Clubhouse. Sì lo so che sono tutti falliti, ma la filosofia alla loro base no. Sono social che mirano al ritorno dell’Appointment internet di cui ho parlato più volte.
«Tramite alert simultanei e limiti temporali offrono un’esperienza online condivisa in un panorama social sempre più frammentato». Che ti mettono qualche tipo di costrizione per creare effetto di community, per farti sentire parte di un gruppo connesso con te in quel preciso momento.
Piattaforme di messaggistica o mail, che si stanno facendo sempre più social: Whatsapp, Telegram, Substack.
Social decentralizzati come Discord o Nostr, usato anche dal founder di Twitter Jack Dorsey.
Nuove creature come Mastodon, essenzialmente un Twitter diviso però per comunità basate sugli interessi.
Social basati sulla prossimità fisica come Nextdoor, per vicini di casa.
Social politici come Truth Social, per persone accomunate da una passione politica (in questo caso i conservatori).
Case digitali come Geneva, compartimentate in stanze basate sugli interessi.
💔 La nostra presenza sarà frammentata
«Non ci sarà un unico network gigante, quella è solo un’utopia della Silicon Valley», ha spiegato il professore di public policy Ethan Zuckerman. «Nel futuro ognuno di noi sarà membro di una dozzina di community, perché è la nostra natura di essere umani».
La presenza digitale sarà sempre più frammentata. Parleremo - invento - di lavoro su Linkedin, di videogiochi su Discord, di news su Artifact. E magari senza la pressione dei numeri come link e follower.
👍 La chimera della superapp
In questo scenario potrebbe forse essersi aperta già una nuova sfida. Quella della creazione non di un’app, ma DELL’APP. Una app che permetterà a un utente di switchare tra i vari social che usa. Una sorta di coltellino svizzero digitale, che ci permetta di messaggiare tra Twitter, Mastodon, Reddit e così via. Elon Musk ci starebbe lavorando, il Mit Media Lab dovrebbe rilasciare il prossimo mese qualcosa di simile.
E insomma, io sono positivo, i posti più carbonari e clandestini hanno il loro fascino Magari sarà tutto pure più entusiasmante di oggi!
💡 Cool Creators
Chi è 👉 Johnny Harris, giornalista e videomaker (Vox e New York Times tra gli altri).
Che numeri ha 👉 3,7 mln su Youtube.
Cosa fa 👉 Video, video, video in cui crea lui stesso le grafiche e le mappe (era lui quello che creava le mappe caratteristiche di Vox).
Perché mi ha colpito 👉 Vabbé, perché è in assoluto il migliore al mondo, di che stamo a parlà. Tra l’altro sono in contatto con lui per un’intervista su questa newsletter.
🙌 Pezzi belli belli
🤮 Ma voi lo ricordate Rotten? Vice fa Vice e racconta come i siti di cose shock hanno cambiato l’internèt.
🎥 È un’intuizione vecchia del New York Times, a cui però non avevo mai pensato: in fondo i social hanno fatto ritornare il cinema muto!
📚 Il pezzo definitivo per non sentirvi in colpa per i tanti libri che non leggete. «La libreria privata non è una sorta di appendice per incrementare il proprio ego, ma uno strumento di ricerca». Oh ecco
⚒ Tools & How-to
Volete staccare il cervello? Disegnate il vostro Pollock. Qui sopra il mio.
Volete mangiare sano? Ecco i 100 cibi più nutrienti del mondo!
9. What you create is born from what you consume. 40 consigli di una frase per essere più creativi.
10 consigli per moderare un panel!
💵 Work
Luxoft cerca un Copywriter.
Iapwe un Writer.
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Axa un Content specialist.
Daje,
buon 25 aprile, fascisti buuuh 👎
Ci risentiamo giovedì!
Parliamo dei nanosocial
Seguo Johnny Harris fin da quando lavorava per Vox con la sua serie fantastica Borders. È uno dei migliori non solo per la qualità della produzione dei suoi video (le sue grafiche sono veramente incredibili), ma anche per la sua capacità di presentare tematiche complesse - per lo più di natura geopolitica - in maniera semplice e intuitiva. Un altro elemento che secondo me lo differenzia da altri YouTubers è la decisione di fare video anche di 30 minuti per dare completezza e profondità alle sue storie, allontanandosi dal trend sbandierato da TikTok di contenuti brevi e clickbait.
N. B. Super consigliato il video di Johnny sulle macchine del gelato di McDonald’s sempre guaste
Interessante analisi. In pratica si tornerà alle origini quando c'erano social per share e chat, social per musica, per foto, arte, etc. Questo quasi a difesa del social generalista acchiappatutto intossicato da Algoritmi, AI e contenuti commerciali, quest'ultimi però non più in mano ad influencer a loro volta influenzabili con $£€, ma a ben organizzate schiere markettare. Se così sarà non potrà farmi che piacere. Viva i Nani!