12 Commenti

Ciao Francesco, leggo sempre con grande interesse le tue newsletter. Ti chiedo, da esperto, se questo trend della cancel culture non sia una delle conseguenze legate al fatto che ormai ogni dibattito è affidato ai social? Che ne pensi? I social sono un medium il cui format stesso non garantisce spazio all'approfondimento, ma è fatto per offrire ai fruitori una "sintesi" che spesso aumenta le polarizzazioni, le divisioni, le controversie. E cancella lo spirito critico. Ma l'aspetto più preoccupante è che i social - pur apparentemente assurgendo a paladini della libertà di espressione e pur avendo dato vita a fenomeni interessanti come il citizen journalism - ora stanno condizionando il mondo dell'informazione. Mi spiego meglio: conosco molti colleghi giornalisti che preferiscono autocensurarsi preventivamente su temi "divisivi" proprio per non diventare vittime di shitstorm sui social. Oppure, al contrario, cavalcano la "polemica" (e non la "notizia") per allinearsi alle necessità editoriali di far aumentare il traffico sui siti di informazione. Sarebbe interessante un tuo approfondimento su questa "(dis)evoluzione". A presto! Silvia

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feb 16, 2023·modificato feb 16, 2023

Non capisco cosa tu stia cercando di fare mettendo in dubbio i meccanismi dell’inclusione stessa e facendo di questa battaglia assurda contro lo spauracchio della cancel culture, un ruolo e una reputazione, oltre che una fonte di guadagno. E mi spiace, perché apprezzo tanto altri tuoi contenuti, ma questo proprio non lo concepisco.

Ti occupi della vicenda di J.K. Rowling “senza entrare nel merito delle critiche”, che di fatto vuol dire ignorarle e delegittimarle in tutto il pezzo. Hai affrontato un fenomeno estremamente complesso, che ha coinvolto una comunità marginalizzata che evidentemente non hai preso in considerazione come interlocutore del tuo pezzo giornalistico, ignorandone completamente il punto di vista. Anzi, riducendo il motivo della presa di posizione e denuncia da parte di personaggi dello spettacolo direttamente a contatto con la scrittrice, direttamente coinvolti nel mondo di Harry Potter e un ampissimo mondo della fan scene che ha preso una forte posizione a favore della comunità trans per evidenti motivi che evidentemente non senti tuoi a un “sentirsi offesi”. Un motivo che si chiama transfobia, che hai a malapena nominato, e che anzi, hai cercato di depotenziare e delegittimare. Prima considerandolo un suffisso usato “senza particolari argomentazioni”. Poi, citando le parole di uno dei tuoi comici preferiti per avvalorare il tuo punto di vista, riducendo qualsiasi cosa che finisce con “fobia” come un suffisso usato per qualsiasi cosa che non piaccia”.

Non solo. Continui a usare questo spauracchio odioso della cancel culture, usato dagli stessi che portano avanti le battaglie contro il “politicamente corretto” associato alla “woke culture”, di fatto riproducendo le stesse dinamiche di polarizzazione che denunci sia in questo pezzo che nel tuo libro. Nella parte finale della tua newsletter ipotizzi “l’ingresso nelle redazioni dei giornali della cancel culture, travestita da scelta editoriale”, “atteggiamento che storicamente associo più alla stampa dei paesi dittatoriali“ con la stessa vaghezza di argomentazioni che recrimini a personaggi che critichi nei tuoi reel, senza davvero parlare di eventi concreti. Dove sono qua le 5 W di cui parli tanto?

Parli di libertà di parola, nello stesso contesto in cui stai delegittimando un fenomeno iper-complesso. Metti in discussione quella che secondo te non è inclusione, ma non ti esprimi su cosa sia davvero, o cosa dovremmo intendere come inclusione. Ridicolizzi il concetto di “diversity”, associandolo al “pensiero unico” (cito: w la diversity, ma mica di pensiero). Qual à questo pensiero “diverso” che la woke culture non vuol includere? E tu che punto di vista hai portato? Che cosa stai difendendo? È polarizzazione, “disintegrazione delle conversazioni pubbliche”, o semplicemente delegittimazione di un punto di vista che non è il tuo? Qual è il messaggio che vuoi far passare?

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Ciao Simone! Oddio, mi attribuisci tantissime cose in questo commento. Io scrivo, ed è già tanto se riesco a fare quello. Che io voglia farmi un ruolo, una posizione o una fonte di guadagno su una battaglia credo sia più una tua supposizione tua che un intento mio. Non ho tanto l'urgenza di far passare un messaggio, spero di averlo scritto una storia nel modo più interessante e onesto possibile. Se hai altri dubbi chiamami, il numero ce l'hai, è sempre un piacere parlare e confrontarsi civilmente.

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Non serve che sminuisci le tue capacità di scrittura. Quando parlo della tua volontà di farti un ruolo è una posizione, mi riferisco al tema della cancel culture, che affronti spesso sia nella tua newsletter, nel tuo libro, e a tutti gli eventi a cui sei invitato a parlarne. Quindi effettivamente suppongo tu voglia che il tuo nome sia direttamente riconducibile a questa tematica, non penso di dire niente di strano. Che però come ti dissi mi ha lasciato diverse perplessità per la modalità con cui l’hai trattata.

Se vogliamo farci una chiacchierata privata volentieri, però in questa sede mi piacerebbe commentassi pubblicamente quello di cui ti sei occupato sempre pubblicamente, in una newsletter che arriva a migliaia di persone, soprattutto esperti del settore della comunicazione che ultimamente si trovano a dover stare più attenti a quello che dicono, o come direbbero alcuni, a “autocensurarsi”. E il modo in cui hai affrontato questa tematica, ma in generale il modo in cui parli di censura fornisce potenzialmente loro ghiotte argomentazione oltre che è un alibi perfetto.

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La Cancel culture è un tema che mi sta interessando moltissimo. Quanto a «in questa sede mi piacerebbe commentassi pubblicamente quello di cui ti sei occupato sempre pubblicamente», beh, ho già scritto 5k battute qui. Lo stesso Substack mi avvertiva che «la mail è troppo lunga». Se mi fai una domanda precisa o un dubbio ulteriore che hai, compatibilmente con gli spazi e i tempi dei commenti, sarò felice di rispondere!

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Nessun dubbio ulteriore, di domande te ne ho fatte tante, valuta pure tu a quali rispondere!

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Le persone trans vengono ammazzate tutti i giorni e tu hai preferito fare un post dove ti lamenti che una donna straricca subisce una shitstorm. Le priorità e la sensibilità proprio.

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feb 16, 2023·modificato feb 16, 2023

Vedo che hai colto il punto (sono ovviamente - e tristemente - ironico). Naturalmente non parlo a nome dell'autore ma il suo concetto e la tesi di fondo insistono sulla cancel culture e la bruttissima piega che ormai sembra aver preso. Non su appoggiare o denigrare questo o quel collettivo. E i soldi della Rowling non credo c'entrino granché, mi sa. Allora in base al tuo ragionamento dovremmo solo sostenere una causa alla volta e non essere in grado di guardare la foto grande. Bene ma non benissimo (a proposito proprio di priorità e sensibilità che menzioni, appunto).

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Beato te che sai qual è la foto grande. Io invece non so niente: pensa che, quando scoreggio, a volte mi capita ancora di cagarmi addosso.

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Pensa che è così difficile raggiungere i miei livelli di saccenza che, senza volerlo, fai un esempio proprio con una foto grande (non solo scoreggi ed emetti gas, ma rischi di sporcarti le mutande). Non metterla sul personale anche perché è inutile, se difendi la questione entra nel punto e il tuo esempio onestamente non fa onore, alla causa sicuramente, a te nemmeno. Forse.

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Ciao Francesco , ti seguo da un po', sono di Roma .. una coppia di miei amici che, nel tempo libero, scrive libri so che spesso va al bar del Palazzo delle Esposizioni... tra l'altro a lei hanno appena pubblicato un libro che ti consiglio di leggere Una minima infelicità di C. Verde

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Io oggi sono venuta a scrivere da Fabrica (zona Prati), ci sono tanti the buoni 😉

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