Ti senti giù pure tu?
Molte persone hanno pochissima fiducia nel futuro, e c'entrano anche le notizie del mondo
Ma Buongiorno!
Settimana che procede bene dai.
Mi sto ambientando anche nella nuova redazione di Will, in cui vado più di qualche pomeriggio a settimana: tra i primi successi, una birra vinta a ping pong 🏓 e un torneo di beach volley 🏐 organizzato.
E ora, cominciamo!
C’è questo dato che mi ha colpito dal nuovo Digital News Report 2024 di Reuters:
il 39% delle persone evita di leggere le notizie (+3 punti)
Le scansano proprio
Nel mio piccolo, sempre più spesso ricevo su Instagram messaggi da cui avverto molta sfiducia nel futuro, specie da parte dei più giovani.
Mi sono fatto una domanda.
Negli ultimi decenni abbiamo:
raddoppiato l’aspettativa di vita a 70 anni
ridotto del 97% le probabilità di essere uccisi rispetto a un nostro antenato del Medioevo
e ridotto i morti in guerra da 22 a 1,2 ogni 100.000 abitanti.
Ma perché la nostra percezione del presente e la nostra fiducia nel futuro sono così negative rispetto a quello che ci dicono i dati?
Premesso che stiamo parlando di cose soggettive e in quanto tali non giudicabili, ho provato ad analizzare le cause. Credo siano principalmente 3.
🗞️ 1) Il sistema dell’informazione
Come racconta lo psicologo Steven Pinker in questo bellissimo video, il fatto che non abbiamo mai avuto una mortalità infantile così bassa, un alfabetizzazione così alta (il 90%), così poche guerre e così tante democrazie sono fatti positivi, ma non rappresentano una notizia:
Perché la notizia è qualcosa che succede. Faccio un pezzo su una guerra che scoppia, non su una nazione che è in pace da 40 anni.
Perché Bad news is good news.
Perché le notizie riguardano fatti che avvengono in una finestra di tempo relativamente piccola. Nell’ultimo quarto di secolo 1,4 miliardi di persone sono uscite dalla povertà. Nessuno si sarebbe mai sognato di titolare ogni giorno per 25 anni: «Ieri 137mila sono uscite dalle povertà».
🧠 2) Il nostro modo di ricordare
La parola è Euristica della disponibilità 👉 Se qualcosa può essere facilmente ricordato, allora pensiamo che sia più probabile.
Ricordiamo molto di più la notizia di un uomo ucciso da uno squalo e pensiamo che sia più probabile di altre che non ricordiamo: quando in realtà essere uccisi da uno squalo è meno probabile che essere colpiti da un fulmine.
📲 3) I social
Se alcuni decenni fa una persona in Occidente era esposta a diciamo 10 notizie al giorno, prevalentemente dai giornali o dalle televisioni, adesso ognuno di noi è esposto invento a 100 notizie al giorno, che ci raggiungono anche mentre facciamo altre esperienze, che sia chattare su Instagram , ascoltare musica su Spotify o cazzeggiare su TikTok.
Queste notizie vengono commentate sui social stessi.
A volte sui social non ci sono sfumature, tutto viene portato all’estremo, facendo leva sull’indignazione, vero ingrediente della viralità.
Credo che se prendiamo tutti questi fattori possiamo dare una parziale spiegazione a questa sfiducia.
Personalmente quello che cerco di fare da utente quando mi sento un po’ affaticato da tante storie negative è fare zoom out. Sia in senso geografico che storico. Per non dipendere soltanto dal titolo e dall’indignazione. Per accompagnare quella sacrosanta indignazione con più dati e con una profondità storica per comprendere ancora più nel complesso il fenomeno.
Per il resto, specie a chi si sente affaticato e sfiduciato nei confronti del mondo, lascio questo bellissimo e rincuorante video del divulgatore scientifico Hans Rosling, autore del libro Factfulness. Daje!
🙌 Pezzi belli belli
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A giovedì!
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Aggiungo una cosa sull'informazione, derivata (lo dico subito) dalla mia personale esperienza, quindi se vogliamo farla ricadere nel campo dell'aneddotica non ho nessun problema.
Sono una persona che ama informarsi e leggere qualsiasi cosa (possibilmente ben scritta) per capire il mondo. Secondo me ad oggi il problema qui non è la qualità delle notizie, ma la quantità, anche quando si parla di ottimi giornali e giornalisti. Prendiamo le guerre di oggi, che sicuramente costituiscono il tema caldo del momento: ogni giorno c'è un nuovo articolo specifico, dettagliato, che ci informa costantemente cosa succede, di quanti cm avanza un dato esercito, che tipo di proiettili ha, quali armi, cosa mangia ogni singolo soldato. C'è in poche parole una sovrabbondanza di informazione non necessaria, specialmente al di fuori di ambiti tecnico-specialistici. Posso leggere una notizia, anche due, ma alla lunga questa sovrabbondanza finisce per saturare. Ed è quello che sta succedendo ad esempio a me. Sono sicuro che a breve passerà ma è comunque il sintomo di un giornalismo contemporaneo che ha le sue colpe nel modo di raccontare la realtà e la percezione che ne dà.
É assolutamente vero e a mio parere il dato aumenterà. Questo modo di informare é ormai drogato e crea scenari irreali che stato minando la salute mentale delle persone. Io stessa come professionista dell'informazione mi sto allontanando da questo modello che punta al disagio. Quindi accolgo con particolare favore la tua ottima riflessione.